Anche la Svizzera ha deciso di colpire la Russia con una serie di sanzioni, accodandosi a quelle decise dall’Unione Europea. Lo ha annunciato il presidente della Confederazione, Ignazio Cassis. È “molto probabile”, ha dichiarato, che da lunedì 28 febbraio saranno congelati una serie di beni detenuti da cittadini russi. Cassis, intervistato dalla televisione pubblica svizzera in lingua francese Rts, ha detto che il consiglio federale, che comprende sette membri, si riunirà oggi ed esaminerà le raccomandazioni dei dipartimenti delle finanze e dell’economia in tal senso.
La Svizzera era stata più cauta contro la Russia, ma l’invasione in Ucraina le sta facendo cambiare (un po’) idea
È una mossa che ha un importante valore storico e tattico. Berna, infatti, rinuncia alla sua tradizionale neutralità. La decisione va a chiudere una possibile via di fuga finanziaria che avrebbe indebolito le sanzioni dell’Occidente. Con prudenza, la Svizzera si era limitata, fino a sabato 26 febbraio, a creare una lista nera di circa 300 cittadini russi e 4 banche a cui aveva imposto il divieto di intrattenere rapporti d’affari. Questo non avrebbe impedito ai numerosi oligarchi e milionari russi che hanno conti nelle banche elvetiche a continuare a operare.
Ma il fronte europeo e non solo ha convinto al Confederazione a mettere in campo misure più dure, anche per evitare di mettere a rischio la propria reputazione. Del resto il Paese elvetico è ancora memore di quello che avvenne durante la Seconda Guerra mondiale, quando le banche svizzere continuarono a lavorare con la Germania di Hitler. “Neutralità non significa indifferenza”, aveva dichiarato il presidente della Svizzera poche ore dopo l’attacco russo all’Ucraina. “La Russia ha violato in maniera flagrante il diritto internazionale e la sovranità di un altro Stato”.