Giornalisti in carcere, in tutto il mondo ce ne sono almeno 550

Nel corso del 2024 questo dato è cresciuto del 7,2%, soprattutto a causa delle persecuzioni avvenute in Russia e Israele

Secondo un documento stilato da Reporter Senza Frontiere (RSF), il numero di giornalisti imprigionati in tutto il mondo ha raggiunto la cifra allarmante di 550. Nel corso del 2024 questo dato è cresciuto del 7,2%, soprattutto a causa delle persecuzioni avvenute in Russia e Israele. Questo incremento è indice di una preoccupante tendenza all’intolleranza nei confronti della libertà di stampa.

La repressione della libertà di stampa

Nel comunicato stampa rilasciato giovedì, RSF ha messo in evidenza che l’incarcerazione rimane uno dei metodi più utilizzati da chi cerca di zittire le voci critiche e di minare la libertà di stampa. Questa situazione non riguarda solo i Paesi con regimi autoritari, ma si estende anche a democrazie consolidate, dove la libertà di espressione è messa a repentaglio.

Il caso emblematico di Cecilia Sala

Un caso emblematico è quello di Cecilia Sala, giornalista italiana detenuta in Iran dallo scorso dicembre. La sua storia ha attirato l’attenzione internazionale, evidenziando come le donne giornaliste siano particolarmente vulnerabili in contesti di repressione. Questo caso è un chiaro esempio di come il lavoro giornalistico possa comportare rischi enormi, specialmente in paesi dove la libertà di espressione è limitata.

I giornalisti liberati

Nonostante l’aumento del numero di giornalisti incarcerati, RSF ha anche registrato un certo numero di liberazioni. Negli ultimi 12 mesi, dieci giornalisti sono stati liberati, grazie a campagne di sensibilizzazione e mobilitazione internazionale. Thibaut Bruttin, direttore generale di RSF, ha sottolineato l’importanza di queste azioni, affermando che la lotta per la libertà dei giornalisti è cruciale per garantire un’informazione libera e indipendente nel mondo.

La situazione dei giornalisti in Russia e Israele

Il report ha evidenziato che la Russia ha visto un incremento significativo nel numero di giornalisti detenuti, con otto nuove incarcerazioni. Parallelamente, in Israele il numero di giornalisti in carcere è aumentato di ben 17 unità. In totale, nel Paese sono detenuti per 41 professionisti dell’informazione. Solo la Cina, con 124 detenuti (di cui 11 a Hong Kong), e la Birmania, con 61, superano Israele in termini di repressione nei confronti dei media. La Bielorussia segue con 40 giornalisti in carcere. Insieme, questi quattro paesi rappresentano quasi la metà delle incarcerazioni globali di giornalisti.

Casi di liberazione significativi

Tra i casi più noti di liberazione, RSF menziona quello di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks. La sua liberazione, avvenuta il 24 giugno 2024, ha fatto scalpore, poiché Assange era stato detenuto nel Regno Unito in attesa di un processo da parte degli Stati Uniti, con potenziali accuse che avrebbero potuto portarlo a una condanna a 175 anni. Dopo un lungo periodo di battaglie legali, Assange ha raggiunto un accordo con la giustizia statunitense e ha potuto finalmente riottenere la libertà.

Julian Assange
Julian Assange | Photo by Espen Moe licensed under CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/deed.en) – Newsby.it

Un altro caso significativo è quello dei giornalisti americani Alsu Kumasheva ed Evan Gershkovich, che hanno potuto lasciare la Russia grazie a uno scambio di prigionieri tra Mosca e vari Paesi occidentali. Questo scambio ha compreso anche la liberazione di Pablo Gonzalez, un giornalista di doppia nazionalità russo-spagnola, che era stato detenuto in Polonia.

La detenzione di José Rubén Zamora

Un altro nome di rilievo è quello di José Rubén Zamora, fondatore e direttore del quotidiano guatemalteco elPeriódico. Zamora è stato rilasciato provvisoriamente il 18 ottobre dopo aver trascorso più di 800 giorni dietro le sbarre. La sua detenzione è stata ampiamente denunciata come un attacco alla libertà di stampa in Guatemala. Attualmente, Zamora attende una sentenza della Corte Suprema, e la sua situazione continua a essere monitorata da organizzazioni internazionali.

I giornalisti e la lotta per la libertà di informazione

Queste storie non sono solo numeri; rappresentano le vite di uomini e donne che, con coraggio, cercano di riportare la verità e di dare voce a chi non ne ha. Il lavoro dei giornalisti è fondamentale in qualsiasi società democratica, e la loro repressione è un chiaro segnale di una democrazia in crisi. La comunità internazionale deve rimanere vigile e attiva nella lotta per la libertà di informazione, continuando a sostenere i giornalisti in pericolo e a denunciare le violazioni dei diritti umani in tutto il mondo.

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