Giornalisti del TG3 aggrediti in Libano, la ricostruzione di quanto avvenuto

Cosa è successo alla troupe di giornalisti fermata nei pressi della città di Sidone nella giornata dell’8 ottobre

Martedì mattina, nei pressi della città di Sidone, a sud del Libano, una troupe del Tg3 è stata vittima di una grave aggressione mentre documentava gli effetti del conflitto in corso nella regione. L’episodio, avvenuto in circostanze ancora poco chiare, ha provocato la morte di Ahmad, l’autista della troupe e collaboratore locale della Rai, a seguito di un infarto. La troupe era impegnata a riprendere le conseguenze dei bombardamenti israeliani, quando è stata avvicinata e aggredita da un gruppo di persone. La giornalista Lucia Goracci, che faceva parte della squadra, ha raccontato i drammatici momenti vissuti, che si sono conclusi con la morte del loro autista, deceduto in ospedale dopo inutili tentativi di rianimazione.

Il racconto di Goracci

Secondo il racconto di Goracci, l’aggressione è iniziata mentre la troupe stava filmando alcune serre e abitazioni colpite dai bombardamenti a nord di Sidone. Durante le riprese, un uomo si è avvicinato in modo aggressivo, cercando di strappare la telecamera a uno dei giornalisti. In risposta, la troupe ha tentato di allontanarsi salendo rapidamente sulla loro auto, ma l’uomo, insieme ad altri, ha continuato a minacciarli e a spintonare il veicolo.

Dopo una prima fuga, la situazione è degenerata ulteriormente quando la troupe è stata costretta a fermarsi per fare rifornimento presso una stazione di servizio. L’aggressore li ha inseguiti e ha continuato a cercare di danneggiare l’auto. È stato in quel momento che Ahmad, l’autista esperto che collaborava con la Rai da molti anni, ha accusato un malore. Nonostante gli immediati soccorsi e l’arrivo di un’ambulanza, Ahmad è deceduto poco dopo in ospedale. L’uomo, noto per la sua calma e per la sua lunga esperienza nei teatri di guerra, non è riuscito a sopportare lo stress dell’episodio, probabilmente aggravato da una patologia cardiaca preesistente.

In Libano quasi 500 persone sono morte negli ultimi raid israeliani
In Libano quasi 500 persone sono morte negli ultimi raid israeliani – ANSA – Newsby.it

Il contesto in cui è avvenuta l’aggressione è quello di un Libano devastato dai bombardamenti israeliani, che hanno provocato morte e distruzione in molte aree costiere, comprese quelle vicine a Sidone. La tensione tra la popolazione è palpabile e, secondo le parole di Goracci, l’aggressione non sarebbe collegata a motivi politici o a gruppi armati come Hezbollah, ma piuttosto a una rabbia incontrollata derivante dai recenti raid. In particolare, sembra che gli aggressori fossero familiari di due donne uccise nei bombardamenti, che hanno sfogato la loro frustrazione sulla troupe.

Le reazioni della politica

La morte di Ahmad ha suscitato un’ondata di cordoglio e solidarietà. La Rai ha espresso “profonda vicinanza” alla famiglia dell’autista e ha condannato fermamente l’aggressione, definendola un attacco alla libertà di informazione. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato che si è trattato di “un inaccettabile attacco alla libertà di informazione”, un tema ripreso da molte altre figure politiche, come Elly Schlein e Giuseppe Conte. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha lodato il coraggio dei giornalisti impegnati in zone di conflitto, sottolineando l’importanza del loro lavoro.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ricordato come il diritto all’informazione sia un pilastro fondamentale delle democrazie, ribadendo la necessità di proteggere chi rischia la vita per garantire la trasparenza e la diffusione delle notizie. In un momento così delicato per il Medio Oriente, episodi come questo evidenziano ancora una volta i rischi che affrontano i reporter sul campo e la necessità di garantire la loro sicurezza mentre svolgono un servizio essenziale per l’opinione pubblica globale.

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