È una giornata a suo modo storica, quella che ha appena vissuto la Germania.
Spegnendo gli ultimi tre reattori nucleari ancora attivi sul proprio territorio, lo Stato governato da Berlino ha ultimato un progetto avviato più di 20 anni fa e che prevedeva la graduale uscita dall’energia atomica.
Stop totale al nucleare, dunque, con la Germania che ora si è già posta un nuovo obiettivo: dismettere tutti gli impianti a carbone entro il 2038.
La crescita della quota delle energie rinnovabili sta spingendo, infatti, i tedeschi a puntare fortemente su queste nuove fonti per il futuro.
Una serie di decisioni che, però, ha già provocato una spaccatura interna al Paese. Chi è a favore di queste nuove politiche e chi no.
Stop al nucleare
Come annunciato direttamente dagli operatori dei tre impianti interessati, le centrali elettriche di Isar 2, Neckarwestheim ed Emsland sono state disconnesse dalla rete elettrica, ultimando così un percorso iniziato oltre 20 anni fa.
“La fine di un’era” ha chiosato la società energetica RWE, con la Germania che è così riuscita a rispettare il calendario della transizione energetica fissato all’inizio del nuovo millennio.
Un’azione che nelle ultime due decadi è stata portata avanti dai diversi governi, sulla spinta in particolar modo di quello presieduto lungamente dall’ex cancelliera Angela Merkel, sotto la cui guida la Germania ha accelerato la proprio uscita dal nucleare dopo il disastro di Fukushima, avvenuto nel 2011.
La chiusura delle ultime tre centrali nucleari tedesche ha suscitato, però, alcune polemiche, visto che parte della popolazione non si sente rassicurata dalla politica energetica del Governo.
Un Paese diviso sulle centrali nucleari
Se in molti hanno accolto con favore l’uscita della Germania dal nucleare, a vantaggio dello sviluppo sempre maggiore di energie rinnovabili, diversi sono stati però anche gli strati della società che hanno voluto sottolineare il proprio malumore.
Tanti sono, infatti, i cittadini tedeschi che considerano l’abbandono del nucleare come una scelta sbagliata e pericolosa, in un periodo di forte instabilità energetica a livello mondiale.
Stando a un recente sondaggio, divulgato dal canale televisivo pubblico ARD, il 59% degli intervistati giudica una pessima idea privarsi del nucleare nel contesto geo-politico attuale.
La crisi del gas innescata dallo scoppio della guerra in Ucraina ha portato sempre più tedeschi a rivalutare la propria posizione sul nucleare, ma ciò non ha fermato l’azione del Governo guidato da Olaf Scholz, che ha deciso comunque di spegnere le ultime tre centrali nucleari.
Uno stop definitivo arrivato dopo una proroga di qualche mese e che ha fatto slittare fino a due giorni fa lo spegnimento dei reattori fissato inizialmente per il 31 dicembre scorso (proroga che ha permesso alla Germania di affrontare l’ultimo inverno con le necessarie scorte di energia).
A festeggiare sono stati soprattutto i Verdi, con il deputato Jurgen Trittin che ha classificato come “storica” la data del 15 aprile e il Vicecancelliere e Ministro dell’Economia, Robert Habeck, che ha definito “irreversibile” lo smantellamento completo delle centrali.
Alcune centinaia di persone hanno festeggiato presso la Porta di Brandeburgo a Berlino, mentre a sottolineare il proprio disappunto è stato il Segretario generale del partito liberare FDP, Bijan Djir-Sarai, partner nella coalizione di governo di Olaf Scholz:
“Si tratta di un errore strategico, in un ambiente geo-politico ancora molto teso”.
Le prossime mosse
Dal 2003 a oggi la Germania ha chiuso ben 16 reattori, ma l’abbandono del nucleare non è stata soltanto che la prima tappa per il Governo tedesco.
Il prossimo obiettivo sarà, infatti, quello di smantellare anche tutte le centrali elettriche a carbone entro il 2038, con la Germania che si è posta il traguardo di riuscire a coprire l’80% del proprio fabbisogno energetico con energie rinnovabili entro il 2030.
Un progetto ambizioso, ma sostenuto da dati confortanti.
Sebbene attualmente la Germania sia il Paese che emette la maggior quantità di CO2 all’interno dell’Unione Europea, molto è stato fatto dai tedeschi per invertire questo trend, tanto che la produzione da rinnovabili è salita dal 12% del 2000 al 46% del 2022.
Un grande balzo in avanti, dunque, e che può consentire alla Germania di guardare con ottimismo al futuro e di portare avanti le proprie politiche energetiche.