Dopo la legalizzazione della cannabis per uso ricreativo, il governo “semaforo” di Berlino ha dato il via libera a un disegno di legge che mira a semplificare le procedure per il cambio di genere sui documenti ufficiali.
Secondo il ministro della Giustizia Marco Buschmann, la “legge sull’autodeterminazione” renderà la vita più facile a “un piccolo gruppo per il quale questa norma ha una grande importanza”, ovvero le persone transgender, intersessuali e non binarie.
Il disegno di legge approvato dal governo del cancelliere socialista Olaf Scholz ora attende il semaforo verde del Parlamento e porrebbe fine alle regole previste dalla legge del 1981 che finora hanno imposto alle persone transgender che vogliono cambiare il proprio genere di ottenere prima una valutazione da parte di due esperti e poi l’autorizzazione di un tribunale.
Cosa prevede la legge sull’autodeterminazione
Secondo il progetto di legge in cantiere da oltre un anno, gli adulti potrebbero cambiare il proprio nome e il proprio sesso legale presso gli uffici anagrafici senza ulteriori formalità. Dovranno comunque informare l’ufficio dell’anagrafe tre mesi prima di effettuare il cambiamento.
Le nuove norme consentono anche ai minori di 14 anni di cambiare nome e sesso legalmente, con l’approvazione dei genitori o di chi ne fa le veci. Spetterà ai genitori o ai tutori presentare la domanda all’ufficio anagrafe per loro conto. Se questi non sono d’accordo, gli adolescenti possono chiedere al tribunale della famiglia di giudicare il caso.
Il caso spagnolo
Di recente altri Paesi nel Vecchio continente hanno intrapreso percorsi simili che mirano a facilitare le procedure il cambio di genere. È il caso della Spagna che lo scorso febbraio ha approvato la “Ley Trans”, la legge che autorizza le persone di età superiore ai 16 anni a cambiare legalmente il proprio genere senza perizie mediche che attestino la disforia di genere, né valutazioni da parte del giudice sul livello di immedesimazione nel genere percepito. È sufficiente una dichiarazione della persona interessata.
Anche la Scozia lo scorso dicembre ha approvato un disegno di legge che semplifica le procedure per cambiare il loro nome e la designazione di genere sui documenti ufficiali, eliminando l’obbligo per le persone transgender di ottenere una diagnosi medica per la disforia di genere.
Accolta con entusiasmo dagli attivisti per i diritti della comunità Lgbtq+, l’Inghilterra ha posto il veto, sostenendo che il disegno minerebbe la legislazione sull’uguaglianza in tutto il Regno Unito, che garantisce alle donne e alle ragazze l’accesso in spazi sicuri per persone dello stesso sesso, come gli spogliatoi.
La situazione in Italia
Grazie a due importanti sentenze della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale In Italia è possibile richiedere al tribunale la riattribuzione anagrafica, ovvero la modifica dei documenti di identità con il nome e il genere, anche senza l’intervento chirurgico per la riassegnazione di genere qualora non si voglia o non si possa farvi ricorso. Nei fatti tuttavia il procedimento resta complesso e tortuoso.
I Paesi dove è più facile cambiare genere
In altri Paesi del mondo le cose sono decisamente più semplici che da noi. Secondo l’International Lesbian and Gay Association (ILGA), almeno 25 Stati membri delle Nazioni Unite “consentono il riconoscimento legale del genere senza requisiti proibitivi”. Ma sono ben pochi quelli che permettono alle persone transgender di cambiare il proprio status anagrafico con una semplice dichiarazione.
In questo senso l’Argentina è stata pioniere. Già dal 2012 Buenos Aires consente la riassegnazione anagrafica con una semplice dichiarazione. Diversi Paesi dell’America Latina hanno seguito l’esempio, tra cui Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Perù e Uruguay.
Nel Vecchio Continente la Danimarca è stata la prima, nel 2014, a consentire agli adulti di richiedere la modifica anagrafica senza sottoporsi a valutazioni mediche o psicologiche. Lo stesso oggi vale per Belgio, Irlanda, Malta e Norvegia.
Ci sono poi alcuni Paesi, in particolare nell’Asia meridionale, che hanno già da tempo riconosciuto un terzo genere né maschile né femminile. Il Pakistan è stato il primo in assoluto a riconoscerlo legalmente mentre il Nepal nel 2013 ha aggiunto una categoria per le persone trans sui certificati di cittadinanza e lo stesso ha fatto l’Australia. Negli anni successivi anche India e Bangladesh hanno introdotto il “terzo genere”. Anche gli Stati Uniti nel 2021 hanno introdotto la possibilità di utilizzare la “X” come terzo genere.