Gary Bowser, l’hacker che ha frodato Nintendo per 65 milioni

Bowser, da avversario di Super Mario, a nemico della Nintendo. Ha dell’incredibile la storia di un 52enne canadese residente a Santo Domingo, Gary Bowser, che dovrà scontare 40 mesi di prigione per aver causato un danno di circa 65 milioni di dollari ad alcune aziende del settore videoludico. Lo rende noto il Dipartimento di Giustizia americano in una nota.

Nintendo, un danno da 65 milioni di dollari

Stando alle accuse, Bowser era alla guida del gruppo hacker Team Xecuter, che sviluppava e rivendeva sul mercato dispositivi che permettevano ad alcune console di riprodurre copie piratate dei principali videogame. Il 52enne canadese si occupava direttamente dell’amministrazione dei siti che mettevano in contatto sviluppatori delle modchip e utenti.

Le modifiche riguardavano piattaforme come Switch, 3DS, SNES, PlayStation e Xbox. Fra i prodotti più noti di Team Xecuter c’è anche il dispositivo Usb “SX Pro”, che permette agli utenti di Nintendo Switch di giocare anche a titoli non originali. Secondo il procuratore Usa Nick Brown, le modchip avrebbero causato un danno alle casse di Nintendo e ad altre società di videogiochi  pari a circa 65 milioni di dollari.

L’arresto e il patteggiamento di Gary Bowser

L’arresto di Bowser risale al settembre 2020 in Repubblica Dominicana. Dopo l’espulsione dal Paese caraibico è rimasto sotto custodia federale per tutta la durata del procedimento giudiziario. Il processo si è concluso con un patteggiamento di 40 mesi, oltre a un risarcimento da 4,5 milioni di dollari a Nintendo of America.

A questi si aggiungono però altri dieci milioni di multa relativi alla causa intentata da Nintendo in sede civile. In totale, dunque, l’omonimo rivale dell’idraulico Mario, protagonista di uno dei videogiochi più popolari del colosso nipponico, dovrà sborsare quasi 15 milioni di dollari.

Del Team Xecuter fanno parte una decina di hacker, dislocati in tutto il mondo. Fra gli imputati per la stessa vicenda ci sono infatti Max Louarn, un 49enne francese, e il 36enne cinese Yuanning Chen. Entrambi, fa sapere il Dipartimento di Giustizia, non sono al momento in stato di fermo.

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