Dalla divisione dei Repubblicani alla strategia di Macron passando per le novità a sinistra: le ultime sui movimenti dei partiti a pochi giorni dal voto
È ufficialmente iniziata la campagna elettorale in Francia, in vista delle elezioni legislative anticipate previste per il 30 giugno e il 7 luglio. La decisione del presidente Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale, in seguito alla sconfitta alle elezioni europee, ha dato il via trattative frenetiche e accordi strategici tra le varie forze politiche del paese. Al momento, i sondaggi indicano che Jordan Bardella, presidente del RN, ha le maggiori possibilità di insediarsi a Palazzo Matignon, con il supporto di un terzo degli elettori francesi. Il Nuovo Fronte Popolare è stimato attorno al 25%, mentre Renaissance è al di sotto del 20%. Marine Le Pen punta all’Eliseo, mentre la sinistra è determinata a impedirlo a ogni costo.
La situazione dei Repubblicani
A destra, i gaullisti di Les Republicains (LR) si trovano in una situazione di divisione interna. La scelta del presidente del partito, Eric Ciotti, di allearsi con il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, vincitore delle elezioni del 9 giugno, ha generato una spaccatura significativa. Nonostante le tensioni, Ciotti ha annunciato candidature unitarie con il RN in almeno 62 collegi, ma molti dirigenti di LR non lo hanno seguito, presentandosi così alle urne divisi, chiedendo l’espulsione dello stesso Ciotti.
Il fronte anti-Ciotti ha presentato 400 candidati indipendenti, tra cui Virgil Vanier, che sfiderà proprio Ciotti nel collegio delle Alpi Marittime. Questa mossa è stata criticata anche dall’ex presidente Nicolas Sarkozy, il quale teme che Les Republicains possano diventare una semplice “ruota di scorta” del RN. Ciotti, al contrario, sostiene che solo un’alleanza con il RN può salvare i conservatori dall’irrilevanza politica.
Hollande con Melenchon per il Nuovo Fronte Popolare
A sinistra, si è formato in tempi record il Nuovo Fronte Popolare, che riunisce i socialisti e La France Insoumise (LFI) di Jean-Luc Mélenchon. Questo nuovo raggruppamento ha trovato rapidamente un accordo su programma e candidati, includendo figure di spicco come l’ex presidente socialista François Hollande, che dovrà convivere con personalità radicali come Philippe Poutou e Raphael Arnault.
Mélenchon è riuscito a risolvere due principali tensioni all’interno del suo partito. Il primo problema riguardava Adrien Quatenenns, esponente di LFI condannato per violenza domestica, che ha deciso di ritirarsi dalla corsa. Il secondo riguardava Mélenchon stesso, che ha escluso dalle candidature alcuni importanti esponenti dell’opposizione interna, come Danielle Simonnet, Raquel Garrido e Alexis Corbière. Questo ha suscitato critiche da parte degli ecologisti e dei socialisti, che temevano ambizioni personali da parte di Mélenchon.
E Macron?
Il partito di Macron, Renaissance (ex En Marche), si trova in una posizione molto complessa. Temendo una nuova sconfitta, ha deciso di non presentare candidati in circa venti dei 577 collegi uninominali per sostenere candidati gollisti, di sinistra o indipendentisti del raggruppamento autonomista Liot (Libertés, Indépendants, Outre-mer et Territoires). Questa strategia ha l’obiettivo di contrastare il blocco delle destre.
Lo stallo di Reconquête
Anche l’ultradestra di Reconquête di Eric Zemmur, pur non riuscendo a trovare un accordo con il RN, ha deciso di non presentarsi in quasi metà dei seggi per favorire candidati come Nicolas Dupont-Aignan, presidente di Debout La France, e Ciotti.
La strategia di Attal e il piano del governo
Il primo ministro Gabriel Attal ha deciso di concentrare la campagna elettorale sul potere d’acquisto, promettendo una riduzione del 15% delle bollette elettriche e un aumento del “bonus Macron” per i dipendenti. Tuttavia, molti osservatori ritengono che Macron non stia puntando a una riconferma della sua maggioranza, ma piuttosto a lasciare governare il RN nella speranza che dimostri la sua inadeguatezza.
Questa situazione complessa riflette un panorama politico estremamente frammentato e polarizzato. Il Rassemblement National di Le Pen, storicamente percepito come un partito di estrema destra, sta cercando di riposizionarsi come una forza di governo legittima. La sua crescita nei consensi è indicativa di un cambiamento profondo nell’elettorato francese, stanco delle solite forze politiche tradizionali.
D’altra parte, il Nuovo Fronte Popolare rappresenta una coalizione eterogenea, unita principalmente dall’opposizione alla destra e al centrismo macroniano. La presenza di figure come François Hollande e Jean-Luc Mélenchon sottolinea la difficoltà di mantenere coesa una coalizione con visioni politiche spesso divergenti. Il partito di Macron, Renaissance, in questo momento quindi naviga a vista. L’inevitabile difficoltà di difendere le riforme impopolari, come quella delle pensioni, ha portato a numerose proteste e manifestazioni di massa. Nonostante le promesse di miglioramenti economici, il rischio di perdere la maggioranza parlamentare è molto alto.