Il nuovo premier francese Gabriel Attal inaugura il governo con una sterzata a destra. Il rimpasto ha messo alla porta i ministri a sinistra e ha pescato dai Repubblicani figure di peso come l’ex ministra della Giustizia durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, Rachida Dati, scelta per il dicastero della Cultura. Allo stesso tempo vengono confermati i ministri più conservatori come il titolare dell’Interno Gerald Darmanin. A sorpresa, nell’esecutivo entra anche l’ex compagno del premier, Stephane Sejourne. Eurodeputato e leader del partito del presidente Emmanuel Macron Renaissance, prende la casella degli Esteri al posto di Catherine Colonna.
A far discutere è anche la (quasi) scomparsa delle donne, alle quali non viene affidato alcun ministero di peso. Un governo che col rimpasto si restringe decisamente. Dimezzato a solo 14 ministeri, con l’accorpamento di vari dicasteri che ha fatto alzare più di qualche sopracciglio. È il caso della titolare dello Sport e delle Olimpiadi Amélie Oudéa-Castéra, già gravata da un’impresa importante come i Giochi di Parigi 2024, a cui va anche l‘Istruzione, lasciata vacante dal premier, uno dei ministeri tradizionalmente più problematici.
Il governo vira a destra
Il rimpasto benedetto da Macron sposta gli equilibri di governo a destra. Un’operazione con il presidente spera di allargare il sostegno all’Assemblea nazionale, la Camera bassa del Parlamento, dove l’esecutivo non dispone della maggioranza assoluta.
Il super dicastero che mette assieme Lavoro e Salute invece viene affidato a Catherine Vautrin, altra figura conservatrice, già ministra per la Coesione sociale con Jacques Chirac presidente.
Il nome più inaspettato è quello di Dati, attuale sindaca del settimo arrondissement di Parigi. Già portavoce di Zarkozy, subito dopo la nomina è stata espulsa dal partito dei Républicains con un comunicato del presidente Eric Ciotti. La nomina della 58enne – indagata per corruzione per una consulenza a Renault quando era eurodeputata – viene interpretata come la volontà di inserire una personalità popolare tra gli elettori di destra. Negli ultimi anni si è distinta per il braccio di ferro con la sindaca di Parigi Anne Hidalgo.
Dati prende il posto di Rima Abdul-Malak, silurata anche per aver assunto una posizione apertamente critica sul caso dell’attore Gérard Depardieu, accusato di violenza sessuale, che invece Macron ha difeso. Del resto l’ex ministra ha criticato anche la controversa riforma sull’immigrazione, approvata con i voti dell’estrema destra del Rassemblement National di Marine Le Pen. Un altro ministro che ha bocciato la legge è Clément Beaune, che non a caso ha perso la poltrona dei Trasporti.
Tra i confermati, oltre a Damanin, si distinguono altre figure a destra come il ministro dell’Economia Bruno Le Maire e quello della Difesa Sebastien Lecornu. Conservano il proprio posto anche i titolari di Giustizia (Eric Dupond-Moretti), Agricoltura (Marc Fesneau), Transizione ecologica (Christophe Bechu) e Istruzione superiore (Sylvie Retailleau).
La segretaria di Stato alla Gioventù Prisca Thevenot diventa portavoce del governo al posto di Olivier Véran, in predicato di diventare capolista alle prossime elezioni europee.
Il rimpasto per rilanciare il governo e il “macronismo”
Il nuovo governo di Gabriele Attal – che a 34 anni è il più giovane primo ministro della Quinta Repubblica oltreché il primo dichiaratamente gay – nasce col mandato di rilanciare il secondo mandato di Macron in un anno segnato dalle elezioni europee e dalle Olimpiadi di Parigi. “So di poter contare sulla tua energia e sul tuo impegno per attuare il progetto di rilancio e rinnovamento”, ha scritto su X il presidente subito dopo la nomina.
La scelta del giovane Attal è l’asso calato dal presidente anche per dare nuova linfa al “macronismo” in vista delle elezioni francesi del 2027 e così scongiurare il pericolo di consegnare le chiavi dell’Eliseo a Marine Le Pen.
Chi è Gabriel Attal
Il neo premier ha iniziato la carriera politica nella gauche, con il Partito socialista, per poi diventare uno dei fedelissimi di Macron. Cresciuto nella scuola d’élite Alsacienne del sesto arrondissement, figlio di un produttore di cinema, Attal è stato nominato viceministro per la Gioventù a soli 29 anni, il più giovane a entrare al governo nella storia recente. Prima di assumere la guida dell’Istruzione, è stato portavoce del governo e sottosegretario per i Conti pubblici, affiancando il ministro dell’Economia Bruno Le Maire.
Ha saputo guadagnarsi apprezzamenti anche da parte degli oppositori, che gli hanno riconosciuto capacità di mediazione e di ascolto. Nel ruolo di ministro dell’Istruzione, ha scalato i sondaggi diventando in pochi mesi uno dei politici più graditi dai francesi. Porta la sua firma un provvedimento che ha fatto rumore, anche oltre confine, ovvero il divieto dell’abito islamico abaya nelle scuole. Di recente si è fatto promotore di una riforma delle medie con esami più rigorosi, più bocciature e classi divise per livelli di apprendimento.
In Italia ha fatto parlare di sé nel 2018, quando ha creato un incidente diplomatico tra Roma e Parigi definendo “vomitevoli” le politiche sull’immigrazione promosse dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, nel pieno della tensione per la chiusura dei porti alla nave Aquarius di SOS Mediterranee.