I membri della Famiglia Reale britannica sono in possesso di documenti che ne permettono l’esenzione dalle leggi che vietano la discriminazione in base alla razza ed il sesso nel Regno Unito. Questa la scoperta effettuata da ‘The Guardian’, che ha messo le mani su documenti esclusivi che inevitabilmente stanno facendo discutere Oltremanica e nel mondo intero.
Le esenzioni dalla legge per la Famiglia Reale
Le leggi in questione sono valide da oltre 50 anni. Eppure l’esenzione per la Famiglia Reale dal divieto di discriminazione è entrata in vigore già negli anni ’70. Grazie ad esse, secondo quanto scoperto e riferito dal ‘Guardian’, per quasi 50 anni è stato impossibile per persone appartenenti a minoranze etniche che lavoravano a Palazzo di presentare denuncia se avessero ritenuto di essere state discriminate. E tecnicamente ancora è così, dato che le clausole in questione sarebbero in vigore ancora oggi.
Il ‘Guardian’ ha fatto tale scoperta nell’ambito di un’indagine sull’uso della ‘Queen’s consent’. Quest’ultima sarebbe una procedura parlamentare che avrebbe permesso nell’arco dei decenni alla Famiglia Reale di influenzare l’operato del Parlamento e il contenuto delle stesse leggi britanniche. I documenti che certificano il tutto, secondo il noto quotidiano, si troverebbero all’interno degli Archivi Nazionali.
La (timida) risposta di Buckingham Palace
C’è anche di più, perché nel corso della sua inchiesta il ‘Guardian’ è anche entrato in possesso di documenti che dimostrerebbero un ulteriore lato estremamente oscuro della Famiglia Reale. In base a queste carte, infatti, fino almeno al termine degli anni ’60 “immigrati o stranieri di colore” erano esclusi per legge da ruoli ufficiali a Buckingham Palace.
Molto rumore intorno alla Casa Regnante, insomma. E, inevitabilmente, queste notizie sono nel frattempo arrivate fino a Buckingham Palace. Ma la risposta è apparsa fin troppo morbida. In un comunicato, infatti, la Famiglia Reale non ha negato che la Regina sia stata, o sia ancora, esentata dalle leggi. Si precisa però che effettivamente esisteva (o esiste) una procedura speciale destinata ad accogliere i reclami relativi alle discriminazioni.