Richard Blumenthal, senatore degli Stati Uniti e presidente della Sottocommissione per la protezione dei consumatori, la sicurezza dei prodotti e la sicurezza dei dati, ha indetto l’audizione “Protezione dei bambini online: testimonia un informatore di Facebook”. La testimonianza di Frances Haugen, ex manager del colosso di Menlo Park, si è svolta oggi, martedì 5 ottobre a partire dalle 10:00 (fuso orario degli Stati Uniti).
Blumenthal: “Facebook ha messo il profitto di fronte alla tutela degli utenti”
Nella sua dichiarazione di apertura, il senatore Blumenthal ha parlato di come Facebook “ha messo il profitto di fronte al benessere delle persone”. Ha anche fatto notare che l’algoritmo usato dalla piattaforma può amplificare le insicurezze degli utenti più giovani. Il senatore ha chiesto a Mark Zuckerberg, il Ceo di Facebook, di tornare a testimoniare davanti al Congresso a proposito della recente indagine del Wall Street Journal sull’impatto negativo di Instagram. Anche la senatrice Marsha Blackburn ha criticato il modello di business utilizzato da Facebook. “A Facebook non interessa apportare dei cambiamenti per rendere le sue piattaforme più sicure per i bambini e i ragazzi. Perlomeno non quando rischia di ridurre i propri introiti”.
Haugen: “Facebook può cambiare, ma non da solo”
L’informatrice Frances Haugen ha dichiarato che Facebook ha ripetutamente ingannato il pubblico sui risultati delle sue ricerche sulla sicurezza dei bambini e sull’efficacia dei sistemi di intelligenza artificiale nella diffusione di messaggi estremi e divisivi. L’ex manager ha chiesto al Congresso di intervenire per cambiare il modello di business di Facebook e richiedere maggiore trasparenza. “Questi problemi sono risolvibili. Facebook può cambiare, ma è chiaro che non lo farà da solo”.
Haugen ha anche rivelato che il colosso di Menlo Park ha dei problemi strutturali che rendono più difficile reagire agli scandali. “Facebook ha dei problemi ad assumere nuovo personale. Ciò causa disagi legati alla mancanza di personale, che portano a nuovi scandali e rendono ancora più difficile assumere qualcuno. Ho lavorato nel team di controspionaggio ed eravamo così in pochi che potevamo gestire solo un terzo dei casi per volta. Anche se ne avessimo scoperti di più non saremmo riusciti ad affrontarli in modo efficace”.