Il Lussemburgo donerà il padiglione che porterà a Expo 2020 Dubai agli Emirati Arabi Uniti, come segno del legame sempre più forte esistente tra i due Paesi. Questa decisione è stata annunciata quando Reem Al Hashimy, Ministro di Stato per la cooperazione internazionale e Direttore generale dell’Esposizione Universale, ha dato il benvenuto nella nazione a Franz Fayot, il ministro dell’Economia lussemburghese. “Oggi più che mai le persone, le comunità, le imprese e le nazioni devono unirsi e condividere le proprie idee per un futuro migliore. Siamo estremamente grati al governo del Lussemburgo per aver deciso di donarci il suo meraviglioso padiglione”, ha dichiarato Al Hashimy. “Le nostre azioni nel presente avranno un impatto sull’ambiente che lasceremo ai nostri figli in futuro. La visione innovativa e sostenibile del Lussemburgo ammalierà i milioni di visitatori di Expo 2020 Dubai e ispirerà le future generazioni”, ha aggiunto.
Reem Al Hashimy e Franz Fayot hanno anche discusso della loro visione comune nei settori dell’innovazione, dello sviluppo sostenibile e dell’esplorazione spaziale.
Le caratteristiche del padiglione del Lussemburgo
Il viaggio di Fayot negli Emirati Arabi Uniti rappresenta la prima visita di un ministro al padiglione del Lussemburgo, il cui completamento è previsto per la metà di giugno. La struttura, che si rifà al tema “le mille risorse del Lussemburgo”, è basata sull’idea del nastro di Möbius, una forma infinita che simboleggia l’apertura e il dinamismo della nazione, nonché il suo impegno nei confronti dell’economia circolare. “Expo 2020 sarà una piattaforma unica per permettere al Lussemburgo di collaborare con i Paesi più innovativi del mondo, creare nuove partnership e rafforzare quelle esistenti“, ha dichiarato Fayot. “Siamo lieti di annunciare che il nostro padiglione resterà nell’area dell’Esposizione Universale anche al termine dell’evento. Vogliamo che sia un segnale di speranza per tutte le persone che lo visiteranno”, ha concluso.
Il padiglione del Lussemburgo funzionerà come un “laboratorio” all’interno del quale rivalutare le questioni più pressanti riguardanti la gestione delle risorse naturali.