In Usa ormai ci siamo. È arrivato l’Election day, il giorno in cui gli Stati Uniti d’America decideranno il loro prossimo presidente. Eppure, una parte dei giochi è stata già fatta, con un numero record di americani che hanno già votato, con il voto postale o con l’early voting in persona. Donald Trump contro Joe Biden; il presidente più divisivo della Storia Usa e l’ex vicepresidente democratico che lo sfida.
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A causa del sistema elettorale statunitense, gli occhi sono puntati, come sempre, su una decina di Stati chiave, quelli in cui i sondaggi danno i candidati più o meno vicini. Ci sono sempre l’Ohio e la Florida. Ma per molti quest’anno saranno ancora più importanti Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Il vantaggio di Biden dovrebbe essere netto in tutti gli Stati che gli servono per vincere, ma già quattro anni fa i democratici sono stati traditi dagli indecisi dell’ultimo momento che si sono riversati a votare Trump contro Clinton. Sarà una lunga notte di spogli e di analisi: le prime urne chiuderanno all’1 ora italiana. Casa Bianca blindata: lì il tycoon seguirà lo spoglio.
Gli Stati chiave per il voto Usa: la Florida
La Florida vale 29 voti elettorali. Ha votato repubblicano in 8 delle ultime 12 elezioni presidenziali, incluso il 2016. Da sempre qui le elezioni si vincono per un pungo di voti (Bush-Gore del 2000 insegna) e quest’anno non farà eccezione. Ai cubani conservatori si stanno sostituendo latinos di paesi più liberal.
La Pennsylvania
20 voti elettorali. In Pennsylvania Biden batte Trump in quasi tutti i sondaggi di circa 6 punti. Ma in questo stato operaio e storicamente democratico nel 2016 vinse Trump per un pugno di voti e ora entrambe i candidati ci sono tornati più volte. Biden è nato qui, a Scranton.
In Michigan: Biden vuole riconquistare lo Stato
16 voti elettorali. Dal 1992 al 2012 il Michigan ha sempre votato democratico ma nel 2016 ha assegnato la vittoria a Trump per circa 10mila voti. Ora Biden è decisamente in vantaggio nei sondaggi. Qui però le milizie di destra sono molto attive e tramavano addirittura di rapire la governatrice.
Elezioni Usa 2020: il Wisconsin
Il Wisconsin conta 10 voti elettorali. Già solidamente democratico, nel 2016 ha regalato la vittoria a Trump per un pugno di voti, circa 23mila. Per questo i due candidati hanno fatto numerosi comizi. Trump battendo sulla ricetta “legge e ordine” dopo la rivolta di Kenosha e Biden sulla riconciliazione.
Ohio, lo ‘swing state’ Usa per eccellenza
18 voti elettorali per l’Ohio. È un vero swing state, che ha votato 7 volte repubblicano e 5 volte democratico nelle ultime dodici elezioni presidenziali. Storicamente, senza non si vince: dal 1944 hanno scelto il candidato perdente una sola volta, preferendo nel 1960 il repubblicano Richard Nixon rispetto al democratico John Fitzgerald Kennedy. Al momento è in vantaggio Trump di 4 punti.
North Carolina, dove i democratici sperano in una vittoria
15 voti elettorali. Vota repubblicano dal 1980 ma nel 2008 scelse Barack Obama (non nel 2012). È lo Stato sulla carta più indeciso: i due candidati sono testa a testa fra questi elettori che sono bianchi e in maggioranza istruiti.
Le roccaforti repubblicane a rischio: Arizona, Georgia, Texas
L’Arizona conta 11 voti elettorali. Vota repubblicano dal 1952. Unica eccezione 1996 quando scelse Clinton. Trump nel 2016 vinse 51 a 45. Ora Biden è dato avanti di almeno 8 punti. Un cambio demografico e la cattiva gestione del Covid potrebbe far perdere lo stato a Trump.
La Georgia vale 16 voti elettorali. Dal 1996 vota sempre repubblicano. Solidamente repubblicana, difficilmente cambierà casacca a meno che non ci sia una forte affluenza al voto degli afroamericani. Nel 2018 Stacey Abrams ha perso per pochissimo la sfida per la poltrona del governatore e la mobilitazione per il voto anticipato è altissima.
38 voti elettorali per il Texas. Anche se non si può considerare lo Stato più conservatore d’America di sicuro è stato a lungo considerato uno dei più repubblicani. Fino a poco tempo fa qui i democratici nemmeno venivano a fare campagna. Eppure, a dispetto del loro disinteresse, il consenso è cresciuto sempre di più. Beto O’Rourke nel 2018 è stato sconfitto al Senato ma di misura. E grazie al cambiamento demografico la forchetta si è ristretta. Ora Trump è in vantaggio di 5 punti e i dem provano a dare battaglia.
Chi vincerà in Minnesota e Iowa?
Il Minnesota conta 10 voti elettorali. Ha sempre votato democratico dal 1976 e nel 2016 pure Hillary Clinton se lo aggiudicò ma di misura. Qui è avvenuta la morte di George Floyd che ha scatenato le proteste razziali in tutta l’America e qui Donald Trump è tornato più volte a fare campagna elettorale. Ma nei sondaggi Biden ha 11 punti di vantaggio.
L’Iowa vale 6 voti elettorali. È stato a lungo considerato lo swing state Usa per eccellenza, la sua manciata di voti essenziali per assicurarsi la presidenza. Ultimamente era però molto vicino ai Repubblicani, tanto da essere lasciato fuori dalla mappa dai dem. Ora qualcosa sembra essere cambiato: in Iowa c’è molto scontento per la gestione del Covid fatta da Trump e gli ultimi sondaggi danno Biden in rimonta, in vantaggio di 4 punti: una forchetta certo molto stretta.