L’Ecuador ha eletto il suo presidente, il più giovane della storia del Paese sudamericano. Daniel Noboa Azín, 35 anni, candidato del movimento liberale Adn (Azione democratica nazionale), ha battuto al ballottaggio la rivale di sinistra di Revoluciòn Ciudanana, Luisa González, con il 52,3% dei voti.
“Oggi abbiamo fatto la storia, le famiglie ecuadoriane hanno scelto un Paese con sicurezza e occupazione”, ha detto Noboa nella sua prima dichiarazione da vincitore. Da parte sua la sfidante ha riconosciuto la vittoria e gli ha promesso collaborazione in Parlamento, “ma non certo per privatizzare le nostre risorse o rendere precaria la vita dei cittadini”, ha precisato.
Al primo turno dello scorso 20 agosto Noboa si era aggiudicato a sorpresa il secondo posto con il 23,47% dei voti, circa un milione in meno di González. Ma grazie anche alla confluenza sulla sua candidatura dei suffragi di vari aspiranti alla presidenza eliminati dalla corsa, il giovane presidente è riuscito nell’impresa di ribaltare il risultato.
Entrerà in carica ufficialmente il prossimo dicembre. Resterà nel palazzo di Carondelet solo fino all’inizio del 2025, quando scadrà il mandato del presidente uscente, il conservatore Guillermo Lasso, che ha indetto le elezioni anticipate per evitare di essere destituito dopo le accuse di corruzione.
Chi è Daniel Noboa
Il neo eletto presidente ha studiato negli Stati Uniti prima di entrare nell’impero di famiglia, la Noboa Corporation. Liberale ed espressione della destra imprenditoriale, con appena due anni di esperienza come deputato tra il 2021 e il 2023, Daniel Noboa è figlio di Alvaro, l’uomo più ricco dell’Ecuador, per cinque volte candidato senza successo alla massima carica dello Stato. Non a caso durante la campagne elettorale, il candidato di Adn ha cercato di mostrarsi come una personalità “fuori dall’establishment”, pur assicurando di voler rafforzare il modello di libero mercato esistente nel Paese.
“Lavoreremo per restituire il sorriso all’Ecuador“, ha detto ringraziando la famiglia e “tutte quelle persone che hanno fatto parte di un progetto politico nuovo, giovane, improbabile”, che mira a “ripristinare la pace, l’istruzione e l’occupazione“.
La campagna elettorale macchiata dal sangue
L’esito elettorale arriva a conclusione di una campagna elettorale macchiata dal sangue, con l’assassino di uno dei candidati, il giornalista e attivista politico Fernando Villavicencio, freddato a colpi di arma da fuoco al termine di un comizio in una scuola nella capitale Quito. Candidato con il partito centrista Movimiento Construye, il 58enne si era speso in prima linea contro i cartelli della droga. Per il suo omicidio erano sono stati arrestati sei colombiani, ritrovati morti appena dieci giorni fa nel carcere Litoral di Guayaquil dove erano reclusi.
Secondo Human Rights Watch, in Ecuador è in atto una guerra tra bande. Il Paese di 18 milioni di abitanti stretto tra la Colombia e il Perù, i due maggiori produttori di cocaina al mondo, negli ultimi anni è stato travolto da un’ondata di violenza senza precedenti legata alla criminalità organizzata e al traffico di droga.
Il neo presidente ha annunciato un giro di vite “militarizzando porti e frontiere e proteggendo le rotte strategiche”. Noboa pensa anche a una riforma dell’amministrazione carceraria, che ha descritto come un “disastro totale”.
I più giovani capo di Stato e di governo del mondo
Prima di lui, nel dicembre del 2021 il Sud America ha incoronato un altro giovane presidente, il cileno Gabriel Boric, più “vecchio” di un anno rispetto al collega Noboa. A parte l’età, i due hanno poco in comune. Il primo infatti è considerato il leader più progressista e di sinistra della storia del Paese dai tempi di Salvador Allende.
Nel 2019 in El Salvador è emerso un altro giovane leader, Nayib Bukele, eletto a 37 anni presidente del Paese centroamericano. Figura controversa e populista, è accusato di sacrificare i diritti umani sull’altare della sicurezza e della lotta alle bande criminali.
Un profilo decisamente diverso quello di Carlos Alvarado, giornalista ed ex ministro del Lavoro, che nel 2018 è eletto a 38 anni presidente del Costa Rica con il Partito di azione cittadina, di orientamento progressista e socialdemocratico.
Nel 2017 è stata la volta di una donna. La Nuova Zelanda ha eletto premier la 37enne Jacinda Ardern. Lo scorso aprile la leader del partito laburista ha deciso di fare un passo indietro dopo anni complicati nel corso dei quali ha gestito, fra le altre cose, la pandemia e gli attacchi terroristici di Christchurch contro la comunità musulmana.
Nel 2019 un’altra giovane donna, la 34enne Sanna Marin, è stata eletta premier della Finlandia. Sconfitta alle elezioni dello scorso aprile, la leader socialdemocratica ha deciso di lasciare la presidenza del partito.
Nel 2020 il Kosovo ha scelto come presidente della Repubblica la 38enne Vjosa Osmani, già candidata alla carica di primo ministro nel 2019 con il partito conservatore Lega Democratica del Kosovo.
I loro non sono casi isolati. Negli ultimi anni anche in Europa una nuova generazione di leader politici si è fatta strada. Già nel 2013 Sebastian Kurz si era guadagnato il titolo di enfant prodige del Vecchio continente con la nomina a soli 27 anni a ministro degli Esteri, a cui era seguita, quattro anni dopo, l’elezione a cancelliere dell’Austria. Dopo l’ascesa, la caduta. Nel 2021, travolto dalle accuse di corruzione, il leader conservatore, ha stato costretto alle dimensioni.
Ma lo scettro di più giovane capo di Stato del pianeta resta ancora nelle mani di Giacomo Simoncini, eletto nel 2021 capitano reggente della Repubblica di San Marino, sebbene sia una carica temporanea (dura sei mesi) e perlopiù formale.
Nel 2017 Leo Varadkar è diventato, all’età di 38 anni, il più giovane primo ministro dell’Irlanda, nonché il primo capo di governo apertamente gay e il primo di origine indiana. Riconfermato per un secondo mandato, Varradkar è leader del Fine Gael, partito politico di centrodestra di orientamento liberal-conservatore e cristiano democratico.
Lo stesso anno è emerso un altro giovane leader nel cuore dell’Europa, quando la Francia ha eletto il suo più giovane presidente, il 39enne Emmanuel Macron, che solo una anno prima aveva fondato un nuovo movimento politico, liberale e europeista, La République En Marche.
Tre anni prima, nel 2014, l’Italia ha portato a Palazzo Chigi il più giovane presidente del Consiglio della storia repubblicana. Matteo Renzi, segretario del Partito democratico, viene eletto all’età di 39 anni.
Discorso a parte va fatto per quei leader che sono arrivati al poter senza un processo propriamente democratico. Il caso più noto è quello del capo della Nord Korea, Kim Jong-un, che a 27 anni ha preso la guida del Paese dopo la morte del padre Kim Jong-il. E ancora: Moḥammad bin Salman, principe ereditario al trono dell’Arabia saudita, che nel 2022, all’età di 38 anni, è stato nominato primo ministro dal padre, il re Salman.