Dublino, cosa c’è dietro la guerriglia urbana

Questa mattina Dublino si è risvegliata con i postumi della guerriglia urbana che ieri sera ha messo a ferro e fuoco il centro della città, dove poche ore prima tre bambini di 6 anni e un’insegnante sono stati accoltellati all’ingresso di una scuola elementare in Parnell Square. Per ore la città è rimasta in balia della furia di teppisti di estrema destra anti migranti che hanno dato alle fiamme bus, auto e tram, saccheggiato e devastato negozi. Bilancio 34 arresti e tre agenti feriti.

A innescare la violenza la notizia circolata sui social che descriveva l’aggressore come “nordafricano”. In realtà la polizia non ha fornito dettagli sulla nazionalità né sull’identità dell’assalitore, un uomo di circa 50 anni, in linea con il riserbo della procedura anglosassone. Secondo Drew Harris, capo della Garda, la polizia irlandese, frange “radicalizzate” hanno sfruttato un “terribile delitto” per “gettare nel caos città”. Il Paese, ha avvertito, deve prepararsi a altre proteste simili da parte di questi “gruppi di teppisti folli spinti dall’ideologia di estrema destra”.

Il commissario ha sottolineato l’eccezionalità dei disordini che hanno devastato il centro della capitale irlandese. “Quello che abbiamo visto ieri sera è stata un’esplosione di violenza straordinaria. Sono scene che non vedevamo da decenni”.

Di certo i numeri dicono che, al di là della percezione, gli episodi di violenza non sono in aumento. Piuttosto appaiono i leggera flessione. Secondo le statistiche della stessa polizia, citate dall’Irish Times, nei primi sette mesi dell’anno sono stati 2.353, in calo rispetto ai 2.429 nello stesso periodo dello scorso anno e ai 2.535 del periodo pre-pandemico (2019).

Quanto alla matrice dell’aggressione che si è consumata nel pomeriggio la polizia al momento non ha voluto fare “ipotesi” senza tuttavia esclude la pista del terrorismo.

Dura la condanna del primo ministro irlandese Leo Varadkar.Le persone coinvolte nei disordini sono una vergogna per l’Irlanda”, ha detto oggi in conferenza stampa. “Questi criminali non hanno fatto quello che hanno fatto perché amano l’Irlanda, lo hanno fatto perché sono pieni di odio. Amano la violenza e amano causare dolore agli altri” perché “affermano di difendere i cittadini irlandesi” ma “mettono in pericolo i più innocenti e vulnerabili”.

Aggressione a Dublino
Il luogo dell’aggressione nel centro di Dublino | Foto | UGC/naoiseomuiri /AFP – Newsby.it

Dietro la guerriglia: immigrazione e crisi abitativa

L’immigrazione record registrata negli ultimi anni, unita alla crisi abitativa e al costo della vita, ha funzionato da detonatore, e forse da capro espiatorio, della rabbia sociale in un Paese tradizionalmente accogliente dove il 12% della popolazione è composta da cittadini stranieri

L‘estrema destra in Irlanda resta una minoranza eppure hanno saputo intercettare le frustrazioni di un numero crescente di irlandesi nei confronti dei migranti, arrivati in numeri straordinari negli ultimi anni. La guerra in Ucraina, con l’afflusso di quasi 100mila rifugiati su una popolazione di poco meno di 5,3 milioni di persone, non ha fatto che esacerbare gli animi e alimentare il risentimento.

Senza contare che il Paese, e soprattutto la capitale, è nel pieno di una crisi abitativa con i prezzi delle case alle stelle, che rendono impossibile, soprattutto per i giovani e i più poveri, trovare un alloggio, complice anche la scarsa diffusione dell’edilizia popolare. Gli sfratti nel frattempo si sono moltiplicati. Il risultato è che negli ultimi anni in città, incluso il centro, sono aumentati degrado, disagio e senzatetto. Una situazione che la pandemia ha esasperato.

Il sentimento anti migranti che ha cominciato a farsi largo tra la propalazione è certificato dai sondaggi. Secondo una rilevazione di Business Post, il 75% degli irlandesi pensa che il Paese abbia accolto troppi rifugiati. Un dato che riguarda, in misura variabile, gli elettori di tutti grandi partiti, incluso lo Sinn Fein.

Lo stesso premier irlandese nei mesi scorsi ha alzato bandiera banca: “Gli irlandesi sono un popolo generoso, ma c’è un limite alla solidarietà. Credo che dovremmo allinearci agli standard di accoglienza di altri Paesi in Europa”.

Drew Harris, capo della polizia irlandese
Conferenza stampa Drew Harris, capo della polizia irlandese | Foto X @gardainfo

L’ascesa dell’estrema destra irlandese

Il flusso migratorio eccezionale ha fatto il paio con l’emergenza abitativa spianando la strada all’estrema destra e ai movimenti xenofobi, che assaltano i campi profughi armati di bastoni e marciano nelle strade urlando slogan come “Irish Lives Matter”, “l’Irlanda gli irlandesi” e “l’Irlanda è al completo”.

Emblematico la manifestazione dello scorso settembre, quando in 200 hanno bloccato la sede del Parlamento a Dublino, impedendo l’ingresso e l’uscita dei deputati. Si sono presentati con una finta forca tappezzata con le foto dei leader dei principali partiti politici, del capo della polizia nonché del ministro per l’Infanzia, l’uguaglianza e l’integrazione, particolarmente odiato perché verde e gay. Non sono mancati gli insulti razzisti ai passanti con la pelle scura e i lanci di sacchetti pieni di urina contro tre donne.

Azioni eclatanti di gruppi sparuti che fanno umore e finiscono per alimentare la tensione e il malessere sociale in un Paese che da tempo ha smesso di essere la “Tigre celtica”. Un’evoluzione che stupisce considerando che, finora, l’estrema destra non ha mai attecchito nel panorama politico irlandese da sempre dominato dai partiti centristi, Fianna Fáil e Fine Gael.

L’estrema destra irlandese non ha nemmeno una rappresentanza partitica unitaria ma è parcellizzata in micro partiti dallo scarso peso politico, come l’Irish Freedom Party, Ireland First, Anti-Corruption Ireland e il National Party.

I bersagli sono quelli “classici” che si ritrovano altrove in Europa e non solo: diritti Lgbtq, vaccini, globalizzazione, educazione sessuale nelle scuole, sostegno all’Ucraina e persino le proposte per un diritto costituzionale all’abitazione. Ma è soprattutto attorno al tema dell’immigrazione che di recente la variegata galassia dell’estrema destra si è compattata.

Come ha osservato di recente Fintan O’Toole sul Guardian, finora a fungere da argine all’estrema destra irlandese è stato “paradossalmente” lo Sinn Féin, partito indipendentista di sinistra radicale. Le istanze nazionaliste e sociali che promuove – come l’emergenza abitativa e la sanità – gli hanno consentito di drenare consensi che potenzialmente sarebbero potuti confluire nel bacino dell’estrema destra, che invece è rimasta relegata ai margini. I sondaggi danno l’ex braccio politico dell’Ira come prima forza politica alle elezioni nel 2025.

C’è da chiedersi a questo punto se l’estrema destra possa farsi veramente strada nel panorama politico irlandese e conquistare il potere nel Paese, avverando così la “profezia” narrata da Paul Lynch nel romanzo Prophet Song”, finalista al Booker Prize 2023.

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