Non finiscono i guai giudiziari per Donald Trump. Dopo quattro incriminazioni, ieri è arrivata l’accusa di frode fiscale per il tycoon e i tre figli maggiori (Eric, Ivanka e Donald Junior). Il giudice di New York Arthur Engoron ha stabilito che i quattro hanno fornito a banche e assicurazioni false informazioni finanziarie per circa un decennio, gonfiando il valore del loro impero immobiliare fino a 2 miliardi di dollari per ottenere migliori condizioni nei prestiti e altri vantaggi economici.
Il giudice ha dunque dato ragione alla procuratrice democratica Letitia James, che un anno fa ha intentato la causa civile per frode fiscale contro Trump e dal 2019 indaga su una serie di presunti reati finanziari commessi dall’ex presidente Usa.
Revoca delle licenze commerciali
Engoron ha ordinato che alcune delle licenze commerciali di Trump vengano revocate, rendendo così difficile se non impossibile al magnate e ai suoi figli fare affari nello Stato di New York.
Senza contare il danno d’immagine alla figura di imprenditore scaltro e di successo che si era costruito prima della scalata alla Casa Bianca. Il giudice ha anche annunciato che continuerà ad esserci una figura indipendente a capo delle operazioni della Trump Organization.
Il prossimo 2 ottobre è fissato il processo civile, senza giuria, che dovrà definire l’ammontare del risarcimento danni. Il giudice punta a 250 milioni di dollari, oltre al divieto di intraprendere attività imprenditoriali a New York.
Trump: “Una caccia alle streghe”
Trump dal canto suo ha respinto le accuse al mittente ribadendo la linea della “persecuzione giudiziaria”. “È una grande società che è stata diffamata e calunniata da questa caccia alle streghe politicamente motivata”, si è difeso su Truth, la sua piattaforma social.
“Un attacco radicale contro di me, la mia famiglia e i miei sostenitori che ora ha toccato uno nuovo, anti-americano, abisso per mano di un folle giudice dello Stato di New York che esegue gli ordine della procuratrice faziosa e corrotta Letitia James”, ha attaccato il tycoon.
Uno dei legali, Christopher Kise, ha rincarato la dose parlando di “una decisione completamente disconnessa dai fatti e dalla legge” e annunciando che “Trump e la sua famiglia ricorreranno in appello per correggere l’errore giudiziario”.
Trump in vetta ai consensi
Anche in questo caso, sembra improbabile che l’ennesima grana giudiziaria potrà ostacolare la corsa verso la Casa Bianca dell’ex presidente Usa. Il tycoon infatti resta il super favorito per la nomination repubblicana alle elezioni del 2024.
Secondo il sondaggio condotto nei giorni scorsi da Washington Post-Abc News, Trump è scelto dal 54% degli elettori repubblicani e indipendenti di orientamento conservatore, in crescita rispetto al 51% di maggio. Il governatore della Florida Ron DeSantis invece è secondo con il 15%, in calo rispetto al 25% di maggio. Nessun altro repubblicano raggiunge la doppia cifra.
D’altra parte, la stessa rilevazione dà il presidente in carica Joe Biden indietro di 10 punti rispetto al rivale repubblicano (42% a 52%), in controtendenza rispetto a tutti gli altri sondaggi che registrano un testa a testa tra i due sfidanti.
Il sondaggio condotto dalla Nbc tributa addirittura il 59% dei consensi all’ex inquilino della Casa Bianca, in crescita rispetto al 51% dello scorso maggio, staccando di oltre 40 punti percentuali Ron DeSantis.
La rilevazione inoltre conferma le preoccupazioni tra gli americani per l’età del comandante in capo. Secondo il 74% degli intervistati, lo stato di la salute fisica e mentale di Biden, 81 anni il prossimo novembre, è incompatibile con un secondo mandato.
I due rivali sono dati comunque alla pari al 46% in un ipotetico, quanto probabile, confronto alle prossime elezioni presidenziali.