Niente proclamazione di vittoria (dunque no alla de-escalation), ma nemmeno niente mobilitazione generale, che molti (anche nell’esercito) speravano. Vladimir Putin è certo “solo” di un elemento: la guerra della Russia è ormai apertamente una guerra contro la Nato e non più contro la sola Ucraina. Parola, quest’ultima, per altro mai menzionata da lui. “La Russia è sempre stata favorevole alla creazione di un sistema indivisibile per la sicurezza, ma la Nato non ha voluto ascoltarci”, ha detto il presidente durante la parata per il Giorno della Vittoria sulla Piazza Rossa.
È stato, anche, un discorso significativamente breve quello di Putin. Come se fosse consapevole di non poter non fare i conti con la realtà molto difficile per la Russia sul terreno militare. Per la prima volta, infatti, lo ‘Zar’ ha dovuto di fatto riconoscere le tante morti di soldati russi. Come se non fosse più possibile minimizzare. La morte di ogni soldato e ufficiale è una “perdita irreparabile”, ha detto, e il governo russo farà “di tutto per aiutare le loro famiglie”, aggiungendo di aver firmato l’ordine di dare un’assistenza statale ai figli dei militari russi uccisi in Ucraina.
Cancellato lo spettacolo aereo della parata a Mosca e San Pietroburgo
Il tradizionale spettacolo aereo della parata, che oggi avrebbe dovuto dipingere una Z nel cielo, è stato cancellato sia a Mosca sia a San Pietroburgo. Motivo? “Cattive condizioni meteorologiche”. “Ma sembra una splendida giornata di primavera a Mosca”, annota Max Seddon del Financial Times.
Putin, comunque, abbraccia ormai apertamente nel suo discorso quella che in tutti gli ultimi giorni era stata la propaganda televisiva della guerra totale contro l’Occidente. Ha ripetuto così il refrain per cui l’offensiva in Ucraina che era una “operazione preventiva, necessaria e giusta”. “L’Occidente preparava una invasione di nostri territori”. Abbiamo chiesto garanzie, ha gridato, e “non siamo stati ascoltati”. “Alla fine dello scorso anno l’Occidente stava apertamente preparando un attacco al Donbas e alla Crimea, a Kiev c’erano richieste di armi nucleari che creavano una minaccia inaccettabile proprio al nostro confine”.
Niente minacce nucleari nel discorso di Putin
Insomma: Putin fa propaganda pesante, ma non prende misure concrete. Non c’è infatti l’annuncio di una mobilitazione generale che, evidentemente, Mosca non può permettersi: “L’orrore di una guerra globale non si deve ripetere”. Non ci sono minacce nucleari. Non si vede il generale Valery Gerasimov. Si vede invece il ministro della Difesa, Serghey Shoigu, in alta uniforme militare piena di medaglie. Lui, che non ha servito neanche un giorno nell’esercito.
C’è invece tantissimo cospirazionismo spinto. La guerra, che ora è alla Nato e all’Occidente, vede il presidente russo chiudere una vicenda che però, per lui stesso, è ormai dolorosissima nel teatro militare. “Nessun prezzo è troppo alto”, dice Putin, praticamente non lasciandosi scampo dal proseguire sine die il conflitto. Ma le difficoltà sono così gravi e palesi che alle minacce non segue un nuovo stanziamento di forze. In sintesi: sembra proprio che la Russia, in questo storico 9 maggio, si sia risvegliata in Unione Sovietica.