Dinastia Assad: la storia e i crimini commessi

Scopri la storia del regime degli Assad in Siria: da Hafez al potere nel 1970 fino alla caduta di Bashar, tra repressione, cleptocrazia e guerra civile

Per comprendere la portata storica della fine del regime di Bashar al Assad in Siria e il crollo di un sistema di potere che ha dominato per oltre cinquant’anni, è necessario analizzare le origini e l’influenza della sua famiglia.

Gli Assad hanno regnato sulla Siria sin dal 1970, quando Hafez al Assad, padre di Bashar, prese il controllo con un colpo di stato. Da allora, la famiglia Assad ha costruito uno dei regimi più repressivi e corrotti della storia moderna, trasformando la Siria in una dittatura brutale e una cleptocrazia. Per mantenere il potere, Hafez e Bashar non hanno esitato a sopprimere dissidenti e oppositori, causando la morte di centinaia di migliaia di persone.

La dinastia Assad e le sue origini

La famiglia Assad appartiene alla minoranza religiosa degli alawiti, una setta nata dall’islam sciita che rappresenta circa il 10% della popolazione siriana. Nonostante la loro posizione minoritaria, gli alawiti hanno storicamente occupato ruoli di rilievo nelle città costiere più ricche. Durante il periodo del protettorato francese all’inizio del XX secolo, l’élite alawita venne promossa dal potere coloniale a posizioni chiave nell’esercito e nell’amministrazione pubblica, gettando le basi per l’ascesa degli Assad.

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Dinastia Assad: la storia e i crimini commessi | EPA/UAE PRESIDENTIAL COURT HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES – Newsby.it

 

Hafez al Assad, inizialmente generale dell’esercito siriano, consolidò il suo potere all’interno del Partito Baath, un movimento socialista, secolare ma autoritario, che ebbe un ruolo cruciale nella politica araba. Nel 1970, dopo un colpo di stato incruento, Hafez assunse la carica di primo ministro e, successivamente, quella di presidente, un ruolo che mantenne fino alla sua morte nel 2000. Durante i suoi anni di governo, la Siria, già influenzata dall’ideologia totalitaria del Baath, subì un’ulteriore trasformazione con l’avvento dell’assadismo: un sistema che combinava una feroce repressione, un culto della personalità pervasivo e il controllo assoluto delle istituzioni.

Il regime di Hafez al Assad si contraddistinse per il culto ossessivo della sua figura. Statue e poster con la sua immagine erano onnipresenti in ogni angolo del paese. Quando un giornalista americano chiese provocatoriamente al dittatore il motivo di tale diffusione, Hafez rispose cinicamente che era il popolo a volerlo così. Dietro questa facciata di venerazione si nascondeva una brutalità spietata: ogni forma di dissenso veniva soppressa rapidamente e senza compromessi.

Un esempio emblematico fu il massacro di Hama nel 1982, quando Hafez inviò l’esercito a reprimere una ribellione dei Fratelli Musulmani, un gruppo islamista pan-arabo. La città fu devastata dai carri armati, causando la morte di circa 40.000 persone, uno degli atti di violenza più gravi di un governo contro la propria popolazione nella storia araba. Questo episodio divenne un simbolo della brutalità del regime e lasciò un’impronta indelebile nella memoria collettiva siriana.

Parallelamente, il regime consolidò il suo potere economico, trasformando la Siria in una cleptocrazia. Le risorse del paese vennero sistematicamente depredate da Hafez e dai suoi alleati, con l’assegnazione di posizioni strategiche a membri della sua cerchia alawita. Questo sistema di corruzione e nepotismo rafforzò le fedeltà politiche e garantì la sopravvivenza del regime per decenni.

Hafez al Assad aveva preparato il suo primogenito, Bassel, per succedergli, ma la sua morte in un incidente stradale nel 1994 costrinse la famiglia a puntare su Bashar, che fino ad allora aveva vissuto lontano dalla politica, dedicandosi alla medicina. Specializzato in oftalmologia a Londra, Bashar sembrava incarnare una visione più moderna e aperta del regime. Dopo la morte di Hafez nel 2000, molti sperarono che Bashar e sua moglie, Asma Akhras, una figura legata all’Occidente, avrebbero introdotto riforme liberali. Tuttavia, queste aspettative furono presto disattese.

Bashar mantenne l’apparato repressivo del padre, continuando a coltivare il culto della personalità e a perpetuare il sistema di corruzione. Asma, da parte sua, divenne un ingranaggio essenziale del regime, utilizzando le sue connessioni per arricchirsi mentre la maggioranza dei siriani viveva in povertà.

Nel 2011, le rivolte delle Primavere Arabe raggiunsero la Siria, partendo dalla città meridionale di Daraa. Mentre altri autocrati della regione tentarono inizialmente di negoziare con i manifestanti, Bashar replicò con estrema violenza. La polizia politica arrestò e torturò oppositori, mentre i carri armati assediavano Daraa, lasciando la città senza acqua, cibo ed elettricità per undici giorni. La brutalità del regime inasprì le proteste, trasformando la rivoluzione in una devastante guerra civile.

Durante il conflitto, il regime di Bashar impiegò tattiche spietate, come l’uso di armi chimiche contro la popolazione civile e l’assedio prolungato delle città ribelli. La Siria divenne teatro di una tragedia umanitaria di proporzioni enormi: oltre mezzo milione di persone sono morte e milioni di altre sono state costrette a fuggire.

La caduta del regime di Bashar al Assad rappresenta la conclusione di un sistema di potere che ha schiacciato il paese per oltre mezzo secolo. Con l’uscita di scena degli Assad, la Siria ha l’opportunità di costruire un futuro diverso, ma le cicatrici lasciate dalla dittatura sono profonde e richiederanno decenni per essere sanate.

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