Si torna a parlare dei crimini di guerra della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, tanto che il governo di Kiev ha deciso di raccoglierli tutti. Un’iniziativa che punta inevitabilmente a creare un database da presentare ai tribunali internazionali al termine del conflitto.
La definizione di “crimini di guerra”, infatti, non è discrezionale (cioè non è possibile che uno Stato o una confederazione di nazioni ne produca una ad hoc, magari per le proprie specifiche esigenze). L’iniziativa dell’Ucraina contro la Russia, quindi, si potrà rivelare utile nel medio e lungo periodo o rischia di essere un mero esercizio di propaganda? Proviamo a fare chiarezza sulla vicenda.
Crimini di guerra: l’iniziativa dell’Ucraina e le sue conseguenze
Partiamo dalla decisione che l’Ucraina ha ufficializzato. Lo ha fatto tramite il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba. “Abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della Russia“, ha scritto quest’ultimo su Twitter. Segue anche il link, in inglese, al sito dell’archivio in questione.
We have created an online archive to document Russia’s war crimes.
The evidence gathered of atrocities committed by the Russian army in Ukraine will ensure that these war criminals cannot escape justice.
Visit the archive here and share it far and wide: https://t.co/jTqLXYGO5U pic.twitter.com/76e6TEssK5
— Dmytro Kuleba (@DmytroKuleba) April 9, 2022
Che la Russia abbia commesso e stia commettendo crimini di guerra non è certo una mera ipotesi. I fatti tragici di Bucha, in particolare, hanno contribuito a mettere il Cremlino ancora più nel mirino della comunità internazionale. Oltre all’Ucraina, anche gli Usa e la stessa Onu hanno dichiarato che Mosca potrebbe rispondere dei propri atti in un’indagine e un possibile processo. E proprio qui sta il cuore della vicenda: non sono loro a decidere in tal senso.
I crimini di guerra, infatti, sono qualcosa di molto preciso. Si tratta di tutte quelle violazioni del diritto bellico, commesse da militari o civili, ritenute punibili secondo le leggi e i trattati internazionali. In particolare quelli sottoscritti nel 1949 e contenuti nella Convenzione di Ginevra. Tali violazioni comprendono il mancato rispetto delle norme e delle procedure di combattimento (come gli attacchi mirati alla popolazione civile, o colpire chi espone una bandiera bianca che indica un cessate il fuoco. Ma anche l’uso di armi che colpiscono indiscriminatamente, come quelle chimiche, biologiche o termobariche e le bombe a grappolo). Sono vietati anche gli attacchi a infrastrutture civili ritenute vitali, come ospedali o acquedotti.
In altre parole, sì: l’Ucraina fa bene a raccogliere prove contro la Russia e in particolare le politiche del Cremlino. Non sarà però lei a valutare se effettivamente ci siano stati crimini di guerra o meno. Questo è già scritto nei trattati, nelle leggi, nella Convenzione di Ginevra. E sarà eventualmente un processo a stabilire la colpevolezza di Putin. Processo per il quale le prove raccolte da Kiev potrebbero rivelarsi utilissime.