Sembrano passati anni dal periodo in cui chiunque usciva con una mascherina sul volto e dell’Amuchina a portata di mano, eppure l’ultimo sprazzo di quella situazione atipica risale solo a pochi mesi. Da quando ogni limitazione è stata rimossa, la maggior parte delle persone è tornata a condurre un’esistenza del tutto analoga a quella “pre-Covid” e, fortunatamente, i contagi e le ospedalizzazioni non sono mai tornati a livelli allarmanti, come confermato dai bollettini settimanali dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e del ministero della Salute. Anche nel resto del mondo la situazione è tornata poco per volta alla normalità. In Cina c’è stata un’ondata di contagi preoccupante alla fine del 2022, subito dopo la fine della famigerata politica “zero Covid”, ma nelle ultime settimane il numero dei casi è calato sempre di più, tanto da indurre il governo a riaprire i confini del Paese ai turisti stranieri.
Ma quindi si può dire che la pandemia sia ufficialmente finita? È una domanda lecita e per trovare una risposta bisogna prendere in considerazione le ultime dichiarazioni di Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Tedros (Oms): “Siamo in una posizione migliore rispetto al passato”
“Sono fiducioso che quest’anno saremo in grado di dire che Covid-19 è finito come emergenza sanitaria pubblica di interesse nazionale”, ha spiegato Tedros nel corso di una conferenza stampa. “Non ci siamo ancora, ma siamo sicuramente in una posizione molto migliore ora rispetto a qualsiasi altro momento durante la pandemia”. Le parole del direttore generale dell’Oms indicano che la pandemia è quasi finita, ma che non è ancora arrivato il momento per cantare vittoria. C’è però dell’altro. “Anche se siamo sempre più pieni di speranza riguardo alla fine della pandemia di Covid, la domanda su come sia iniziata non ha ancora una risposta”, ha osservato Tedros. “Continuiamo a chiedere alla Cina di essere trasparente nella condivisione dei dati, di condurre le indagini necessarie e condividere i risultati. Capire com’è iniziata la pandemia di Covid-19 rimane sia un imperativo morale che scientifico”, ha aggiunto.
I dati della Cina sul Covid
Tedros ha affermato che la scorsa domenica “l’Oms è stata messa a conoscenza di dati pubblicati alla fine di gennaio nel database Gisaid”, nel quale sono caricate le sequenze virali, “e rimossi nuovamente di recente. I dati, del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, si riferiscono a campioni prelevati al mercato Huanan a Wuhan nel 2020”, nel periodo iniziale della pandemia. “Mentre erano online, gli scienziati di diversi Paesi hanno scaricato i dati e li hanno analizzati. Non appena abbiamo appreso di questi dati, abbiamo contattato il Cdc cinese e l’abbiamo esortato a condividerli con l’Oms e la comunità scientifica internazionale in modo che possano essere analizzati”, ha proseguito Tedros.
“Abbiamo anche convocato lo Scientific Advisory Group for the Origins of Novel Pathogens (Sago), che si è riunito martedì – ha raccontato il direttore generale dell’Oms – E abbiamo chiesto ai ricercatori del Cdc cinese e al gruppo internazionale di scienziati di presentare le loro analisi dei dati al Sago”. Tedros ha puntualizzato che questi dati “non forniscono una risposta definitiva sull’origine della pandemia, ma ogni pezzo, ogni dato è importante per avvicinarci a quella risposta. E ogni dato relativo allo studio sulle origini di Covid-19 deve essere condiviso immediatamente con la comunità internazionale. Questi dati avrebbero potuto e dovuto essere condivisi tre anni fa”, ha concluso il numero uno dell’Oms.