Torna altissima la preoccupazione intorno a Chernobyl, località nota per aver ospitato la centrale nucleare dove avvenne il disastroso incidente del 26 aprile 1986. Tutt’ora caratterizzata dalla massiccia presenza di scorie nucleari, ha attirato le attenzioni della Russia sin dalle primissime fasi dell’invasione dell’Ucraina. E ora è di nuovo al centro di un caso internazionale, con tanto di informazioni allarmanti e in parte contraddittorie.
Nelle ultime ore, infatti, l’Agenzia statale ucraina per la gestione della zona di esclusione ha denunciato non solo l’irruzione di soldati russi in aree riservate dell’impianto, ma anche il fatto che questi ultimi avrebbero sottratto sostanze potenzialmente letali. Cerchiamo di capire se sia realmente così, che tipi di pericolo potrebbero esserci e, più in generale, cosa comporti “giocare” a Chernobyl per i non addetti ai lavori.
Chernobyl: cosa ha fatto la Russia, cosa dice l’Ucraina, cosa è stato confermato
Le truppe della Russia hanno occupato la centrale già dal 24 febbraio, giorno in cui scattò l’invasione dell’Ucraina. Sono rimaste sul luogo fino al 31 marzo, giorno in cui iniziò la ritirata. L’impianto, infatti, è stato il teatro di uno degli scontri tra le forze armate dei due Paesi. I russi ne hanno poi assunto il controllo, sequestrando il personale. In seguito, hanno temporaneamente scollegato Chernobyl dalla rete elettrica, lasciandola priva di energia. Risolta tale situazione, sono altri loro atti a generare apprensione.
Ebbene, i soldati russi hanno scavato trincee nelle Foresta Rossa, nella zona di esclusione di Chernobyl. Secondo Petro Kotin, capo della società statale ucraina per l’energia nucleare Energoatom, lo avrebbero però fatto senza le necessarie cautele. Su Telegram ha infatti denunciato dati allarmanti riguardo le analisi del suolo nell’area circostante. “Le registrazioni riferiscono di livelli anormalmente elevati di radiazioni. Chi ha operato nella zona affronterà malattie da radiazioni di varia gravità per i prossimi 30 giorni“, ha affermato.
Il motivo di ulteriore preoccupazione nasce però dalla presunta effrazione di 133 sostanze altamente radioattive dai laboratori di ricerca di Chernobyl. A parlarne è stata l’Agenzia statale ucraina, citata dalla ‘BBC’, che ha usato toni molto severi. “Queste sostanze, anche una loro piccola parte, sono mortali se gestite senza la necessaria professionalità. Il luogo in cui si trovano ora queste sostanze è ignoto“, afferma la denuncia. Che però, secondo la stessa ‘BBC’, non è “verificabile in maniera indipendente“.
La centrale di Chernobyl non è più in funzione dal 15 dicembre 2000, ma non può essere lasciata priva di protezione per la pericolosità delle sostanze che ancora vi si trovano. E su cui la veridicità delle informazioni non è sempre dimostrabile al 100%. A fine marzo Energoatom aveva parlato di sintomi di esposizione a radiazioni per diversi soldati russi. Uno di loro si dice abbia addirittura raccolto a mani nude una fonte di cobalto-60 in un deposito di rifiuti nucleari. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), però, non ha mai confermato. E la preoccupazione si accompagna ora alla frammentarietà delle informazioni.