Belgrado, guerriglia urbana dopo le misure anti Coronavirus in Serbia

Ore di altissima tensione a Belgrado, dopo la decisione del presidente della Serbia Aleksandar Vucic di inasprire le misure restrittive adottate per contenere la diffusione del Coronavirus. Il Paese è infatti caratterizzato da una rinnovata scia di contagi e decessi. Cui il governo ha risposto con alcuni provvedimenti che hanno scatenato una vera e propria guerriglia urbana.

La notte di passione a Belgrado

Coprifuoco per tutto il prossimo fine settimana e divieto di raduno con più di cinque persone al chiuso e all’aperto“, ha deciso il governo centrale della Serbia. Tutto questo però ha scatenato la popolazione di Belgrado, che per tutta la notte ha dato vita a violente proteste nella Capitale.

Di mira è stato preso il Parlamento serbo, con circa mille manifestanti che hanno sfidato gli agenti di polizia in tenuta antisommossa bersagliandoli con un fitto lancio di sassi, bottiglie, petardi e altri oggetti. Nel mirino anche altri edifici di Belgrado, come la sede della presidenza, il municipio e l’edificio centrale della Tv pubblica ‘Rts’. La situazione, inizialmente sotto controllo, è degenerata quando alle 22 un gruppo di manifestanti ha sfondato il cordone della polizia facendo irruzione nel Parlamento.

I manifestanti e il Coronavirus in Serbia

Le forze dell’ordine hanno risposto lanciando dei lacrimogeni, che non hanno però riportato l’ordine. Non si è rivelato sufficiente nemmeno l’intervento di agenti a cavallo e in borghese. Al termine della notte di follia, a Belgrado sono rimaste auto e camionette della polizia incendiate, cassonetti dati alle fiamme, segnali stradali divelti, fioriere distrutte. Diversi feriti sia tra le forze dell’ordine che tra i dimostranti. Questi ultimi, in massima parte di giovane e giovanissima età, provengono anche da movimenti dell’estrema destra nazionalista.

Per ora in Serbia si sono registrati 330 decessi causa Coronavirus, con un numero di infezioni che ha sfondato il numero delle 16 mila. Il problema più grosso nasce però dagli ospedali e le strutture sanitarie, che sarebbero già al collasso e senza la possibilità di gestire ulteriori ricoveri. Eco in tutto il mondo ha avuto il caso di Novak Djokovic, forse il più famoso tra i serbi trovati positivi al tampone.

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