Anche la valle del Panshir è caduta. L’ultima sacca di resistenza contro l’avanzata dei talebani in Afghanistan è stata espugnata nelle ultime ore, come confermato anche dal Fronte di resistenza nazionale (Nfr), che ha reso nota la morte dell’alto comandante Fahim Dashtay in seguito a un attacco. “Siamo bombardati da droni pakistani, siamo sotto l’invasione diretta dell’Isi (agenzia pakistana di spionaggio)”, ha dichiarato un portavoce dell’Nfr su Twitter. Per i talebani si tratta di una vittoria decisiva, che, citando il loro portavoce Zabihullah Mujahid, porta il Paese “completamente fuori dal marasma della guerra”. “Alcuni degli insorti sono stati sconfitti, mentre i rimanenti sono fuggiti nella valle”, ha spiegato Mujahid. Il portavoce ha assicurato che gli abitanti del Panshir non devono temere discriminazioni nei loro confronti: “Voi siete tutti nostri fratelli; serviremo insieme un obiettivo e una nazione”.
Mentre proseguono i successi militari, sul fronte politico la situazione non sembra smuoversi più di tanto. Negli scorsi giorni i talebani avevano annunciato come “imminente” l’instaurazione di un nuovo governo, ma al momento la sicurezza e l’inclusività promessi dal mullah Abdul Ghani Baradar mancano all’appello, mentre il caos regna sovrano. Le ultime notizie arrivate dall’Afghanistan non hanno certo aiutato i fondamentalisti a preservare l’immagine “moderata” che stavano cercando di vendere al mondo. Ieri, domenica 5 settembre, una poliziotta incinta di otto mesi è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco dai talebani nella sua casa, di fronte ai familiari. L’omicidio è avvenuto a Firozkoh, la capitale della provincia centrale di Ghor. Inoltre, è stato da poco approvato un decreto che vieta le classi miste nelle università e impone il niqab alle studentesse.
In questo clima repressivo, il cammino dei talebani verso la formazione del nuovo governo procede con lentezza. Le incertezze sulla struttura teocratica che guiderà il nuovo Emirato islamico sono tante e sembrerebbero derivare anche da contrasti e lotte di potere tra le anime della complessa ragnatela tribale che pervade il Paese. In mezzo al caos, però, ci sono anche alcune certezze. Il mullah Hibatullah Akhundzada sarà la guida suprema dell’Afghanistan, mentre Abdul Ghani Baradar, co-fondatore dei talebani, svolgerà il ruolo di capo politico. Anche Mohammad Yaqoob, il figlio maggiore del defunto mullah Omar, e Sher Mohammad Abbas Stanikzai, il vice capo dell’ufficio politico di Doha, ricopriranno ruoli importanti nel nuovo governo. Non è prevista, invece, la presenza di donne al potere. A eccezione di questi pochi punti fermi, tutto il resto è avvolto dalla nebbia.
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