Un cambiamento importante, per quanto riguarda il tema dell’aborto, è arrivato in Spagna. Mercoledì 6 aprile, infatti, il Senato spagnolo ha approvato in via definitiva una modifica del Codice penale che sicuramente rivoluzionerà l’atteggiamento della popolazione iberica. Che cosa è stato deciso?
Innanzitutto una premessa. L’aborto, in Spagna, era stato depenalizzato nel 1985, per soli tre motivi: stupro, grave rischio per la donna e malformazione fetale. Ma solamente nel 2010 l’interruzione di gravidanza su richiesta è stata legalizzata fino alla quattordicesima settimana di gestazione. Nonostante questo, in un paese a forte tradizione cattolica, le donne che desiderano abortire continuano a incontrare numerosi ostacoli: perché molti medici sono obiettori di coscienza e perché sono molto attivi i cosiddetti movimenti “anti-scelta”. Ora, però, scatta una vera e propria rivoluzione.
Aborto in Spagna: le conseguenze della nuova legge votata dal Parlamento
Adesso, infatti, molto (per non dire tutto) è destinato nuovamente a cambiare. Merito della nuova legge, promossa dai Socialisti del primo ministro, Pedro Sánchez, che aveva già ottenuto il voto favorevole della Camera ed è stata ora approvata dal Senato. Entrerà in vigore non appena sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale. La novità contenuta nel nuovo provvedimento sarà destinata inevitabilmente a fare discutere l’opinione pubblica. Tuttavia, ormai tutto è stato deciso. Ecco, quindi, che cosa succederà a breve dopo la decisione del Parlamento spagnolo.
La nuova legge punirà chi molesta o intimidisce le donne che vanno in una clinica per interrompere volontariamente la gravidanza. A partire dal momento in cui entrerà in vigore la nuova legge, coloro che “al fine di ostacolare l’esercizio del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza” metteranno in pratica contro una donna “atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi che ledano la sua libertà” verranno puniti con la reclusione da tre mesi a un anno o saranno sanzionati con la misura alternativa dei lavori di pubblica utilità.
Con questa modifica del Codice penale, rischiano in Spagna le stesse pene anche coloro che tentano di intimidire gli operatori sanitari che lavorano nelle cliniche dove si esegue un aborto. Vietati quindi poster, slogan o domande dirette. Oppure mostrare loro piccoli feti di plastica o chiedendo loro di salire su un furgone dotato di una macchina ad ultrasuoni.
Il governo progressista di Sánchez sta anche preparando una legge per garantire che tutti gli ospedali pubblici eseguano aborti. Oltre a una modifica della legislazione in modo che i minori di età inferiore ai 16 e 17 anni possano interrompere una gravidanza senza il consenso dei genitori, come è il caso nel Regno Unito, Regno Unito e Francia.
Un gruppo di questi attivisti ha manifestato alle porte del Senato per protestare contro quella che denunciano come una “criminalizzazione” delle loro attività. La piattaforma Right to Live, ha affermato che continuerà a offrire “aiuto” e “preghiere alle donne che ne hanno bisogno”. Resta il fatto che, secondo un rapporto dell’Associazione delle cliniche accreditate per l’interruzione della gravidanza (ACAI) nel 2018 (e incluso nel disegno di legge), l’89% delle donne che hanno abortito in Spagna si sono sentite molestate e il 66% minacciate.