La quasi totalità dei produttori del Chianti Classico, vino in forte ascesa negli ultimi tre lustri, ha deciso di affidare alla tipologia Gran Selezione parte del riscatto dell’immagine qualitativa della Docg toscana, “irrobustita” di recente con l’introduzione nel disciplinare delle Unità Geografiche Aggiuntive (UGA).
Le 11 Unità Geografiche Aggiuntive – San Casciano, Montefioralle, Greve, Lamole, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga e Vagliagli – indicano areali più ristretti, identificati come abbastanza omogenei dal punto di vista climatico e pedologico, e sono i nomi con i quali le aziende produttrici di Chianti Classico Gran Selezione potranno identificare in etichetta, con maggior dettaglio, la zona peculiare da cui provengono i vini prodotti. Il generico “Chianti Classico Docg” all’appassionato avvezzo al bere di qualità non basta più, né tantomeno l’eventuale nome di fantasia.
Fattoria di Valiano, il lavoro della famiglia Piccini
Con Fattoria di Valiano siamo in frazione Vagliagli, nel comune di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, il comune più meridionale del Chianti Classico e con vigneti sopra i 350 metri di altitudine sul livello del mare.
Tutti i vigneti circondano la dimora padronale della famiglia Piccini, nome storico della produzione vitivinicola toscana che ha deciso, e non da ieri, di investire in attività agricole di elevato spessore qualitativo e territoriale, non solo in Toscana ma anche sull’Etna, in Sicilia, e alle pendici del Vulture, in Basilicata.
Qui a Valiano, dal quartier generale che ingloba anche la cantina, i 75 ettari di vigneto in proprietà si vedono tutti, paesaggisticamente inseriti nel contesto bucolico e variegato che in molti invidiano al territorio chiantigiano. I vigneti sono dislocati a una distanza quantificabile in 15 minuti di trattore al massimo dal cuore produttivo. I corpi vitati principali sono quattro: il Poggio Teo di poco più di 17 ettari, il Podere San Lazzaro, il Poggio al Sale e Casa Rossa. Coloro che volessero girarli tutti possono opzionare una visita in quad, a cavallo o, eccezionalmente, anche a piedi.
Chianti Classico Gran Selezione 6.38 2016: caratteristiche
Dalla precisa dimensione di uno dei migliori vigneti arrivano il nome e le uve per il Chianti Classico Gran Selezione 6.38 2016, un vino che sa tanto di sangiovese, nonostante la compresenza in questo caso di merlot e cabernet sauvignon, spesso segnanti in altri contesti, sensorialmente parlando, laddove utilizzati anche se in piccola percentuale.
Ben dosato quindi il 10% dei vitigni bordolesi, con il 90% di sangiovese a determinare il carattere fresco, elegante e rifinito di questa Gran Selezione, aiutato sicuramente dall’ottimo millesimo. Una Gran Selezione profumata di viole e susine, scorza d’arancia e rosmarino, che regala un sorso accessibile per bevibilità e discrezione della componente tannica che ben si dispone, lasciando all’acidità il compito di traghettare a lungo profumi e sapori. L’abbinamento perfetto sarà una tagliata di manzo al rosmarino, quello per divertirsi su binari diversi invece sarà un trancio di tonno al sesamo.
Il Chianti Classico Gran Selezione 6.38 di Valiano è il vino dell’azienda che “legge” meglio l’annata: 2015, concentrato e goloso da annata calda, oggi in grande beva; 2016, rifinito ed elegante da annata equilibrata e classica, come percorso vegetativo e periodo vendemmiale per il sangiovese; 2018, promettente e già leggibile da annata “miracolata”, nei fatti qui in zona Vagliagli una delle peggiori fino al 31 agosto, con un settembre splendido che ne ribaltò le sorti e con una vendemmia che si protrasse fino a poco dopo la metà di ottobre, e che negli esiti in bottiglia sarà molto simile alla 2016. Le condizioni climatiche della 2017, invece, annata eccessivamente calda e siccitosa, non hanno permesso la produzione di un prodotto ritenuto all’altezza dell’etichetta e delle aspettative ormai alte dell’affezionato alla Gran Selezione 6.38.
Dall’annata 2018 arriva la certificazione biologica
C’è da seguire anche il percorso di due nuovi vini di prossima uscita, due veri e propri cru aziendali, ottenuti da sangiovese in purezza, lavorati in botti grandi di rovere francese e con lo stesso protocollo agronomico e di cantina, ma provenienti da due vigneti diversi, uno tendenzialmente sabbioso con scheletro e arenarie, l’altro con una forte presenza di scheletro e alberese su argilla: nell’ordine il Chianti Classico Poggio Teo Riserva 2018 e il Chianti Classico Gran Selezione San Lazzaro 2018, cui lo staff di Valiano si è dedicato con particolare dedizione per capire come si possa esprimere il sangiovese sui diversi suoli presenti all’interno della tenuta.
La 2018 è la prima annata che potrà fregiarsi della certificazione biologica, non solo a Valiano ma in tutte le tenute del gruppo Piccini: “Visto che ormai siamo in biologico, cerchiamo il maggiore equilibrio possibile, limitando le lavorazioni nelle parcelle che ne hanno effettivo bisogno, mantenendo ovunque bassa la vigoria dei vigneti, cercando di non far caricare i ceppi da grappoli troppo serrati per arginare per quanto possibile le malattie. Per esempio in una annata come questa 2021, con periodi siccitosi tanto prolungati, abbiamo dovuto cambiare un po’ gli schemi rodati da tempo per portare le vigne in equilibrio”, così Pasquale Presutto, direttore tecnico di Valiano in Chianti Classico e Tenuta Moraia in Maremma.