Una lista essenziale di vino per il brindisi più carico di speranza di questa prima parte del millennio. Ecco con cosa potreste brindare con soddisfazione, regione per regione. Contro ogni regola di bon ton a Capodanno è lecito fare il botto e, visto che sarete a casa e non al ristorante, sarà lecito anche rovesciare la bottiglia finita nel cestello del ghiaccio, come buon auspicio per un futuro anno che vada in direzione assolutamente contraria rispetto al precedente.
Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Doc Metodo Classico XVIII mesi 2016
Un incredibile lavoro di patchwork tra 150 appezzamenti in 7 ettari sparsi tra i due comuni di Morgex e La Salle quello di Ermes Pavese, amante delle altitudini estreme (ha impiantato da poco due fazzoletti di priè blanc a 1.300 e a 1.600 metri di altitudine slm). Raccoglie il suo priè blanc da vigne a pergola bassa, in ginocchio, per ottenere le uve per questo rarissimo spumante metodo classico valdostano, che dopo 18 mesi sui lieviti, regala leggiadria nei profumi e nel gusto, frutta bianca croccante ed erbette fresche, giusto brio e leggera chiosa salina.
Alta Langa Docg Extra Brut Leonardo 2016
Produttore monfortese di rara sensibilità, Ferdinando Principiano ha deciso di interpretare non solo il vino a vocazione storica delle Langhe ma anche, in piccola quota, di sperimentare l’attitudine spumantistica delle vigne più in quota di Langa. A pochi chilometri da Monforte c’è Serravalle Langhe, dove a 750 metri di altitudine slm, sono impiantati il pinot nero e lo chardonnay che nelle dovute proporzioni (nell’ordine 60% e 40%) concorrono alla produzione di questo spumante gustoso ed equilibrato e anche delicato (nonostante l’extra brut in etichetta) ottenuto con una rifermentazione in bottiglia durata 30 mesi e fatta partire con aggiunta di solo mosto (metodo “SoloUva”).
Franciacorta Docg Brut Edea
Un’azienda cardine del tessuto produttivo franciacortino, storicamente e qualitativamente, fa centro con il prodotto più versatile della gamma, variegata e solida; etichetta reperibile per numero di bottiglie e costo accessibile. Qui abbiamo chardonnay in prevalenza (80%) con una piccola quota di pinot bianco (20%); quest’ultimo è vitigno raro in Franciacorta, custodito e amato dalla famiglia Mirabella per il contributo di vivida freschezza che riesce a regalare alle cuvée prodotte. Corredo floreale, agrumato e cerealicolo, s’impone per equilibrio e piacevolezza, dopo una rifermentazione in bottiglia di almeno due anni.
Asolo Prosecco Superiore Docg Extra Brut
Silvia e Simone Rech hanno portato una sferzata di freschezza a Monfumo. Sono giovani, volitivi, onesti e con una attitudine alla bellezza e alla precisione davvero invidiabili, che trasferiscono punto a punto nella loro produzione spumantistica. L’Extra Brut è ottenuto dalle uve glera delle vigne più vecchie di proprietà sulle colline di Monfumo. Il color carta da zucchero metallizzato che noterete sull’etichetta anticipa uno spumante fresco e fragrante, intenso nei profumi agrumati e di erbe di montagna e tenace nella dirittura gustativa, succosa e briosa. Un metodo charmat tra i migliori della denominazione asolana.
Trento Doc Dosaggio Zero Riserva 2014
Una tradizione spumantistica familiare di quasi mezzo secolo, fondata da Leonello Letrari, oggi nelle mani della figlia Lucia, enologa, tenace, ben radicata nel territorio della Vallagarina, dove sono dislocati gli oltre venti ettari di vigneto che fanno capo alla cantina di Rovereto. Lucia eredita dal padre l’arte del blend chardonnay-pinot nero, che vede una delle più riuscite espressioni nel Dosaggio Zero Riserva 2014.
Dopo una sosta di almeno 36 mesi sui lieviti, se ne riescono ad apprezzare nel calice il fascino olfattivo, sensuale e accogliente, con le sue fragranze “natalizie” di pan di zenzero, crème pâtissière e scorzette d’arancia, e una eleganza di trama gustativa che si esprime con morbidezza, equilibrio e tenuta di freschezza, a lungo e con garbo.
Alto Adige Doc Brut Rosé Metodo Classico Athesis 2017
Festeggiato il centenario dell’azienda da pochissimo: nel 1919 venne fondata dall’enologo altoatesino Giuseppe Kettmeir. Promotrice del metodo charmat lungo utilizzato per la spumantizzazione del pinot bianco già agli inizi degli anni ’60, l’azienda consolida la vocazione spumantistica con la produzione di Metodo Classico a partire dal 1992. Fiore all’occhiello la linea Athesis, con il Brut Rosé a testimoniare una capacità esecutiva ben rodata, con pinot nero e chardonnay, dopo 22 mesi sui lieviti, a rilasciare profumi freschi e cipriati e un gusto agile e mai aggressivo, versatile e persistente.
Dom Jurosa Extra Brut Blanc de Blancs 2014
Da una regione che non vanta una tradizione storica nella spumantistica ci piace segnalare un metodo classico pensato e voluto da un produttore d’avanguardia che con il suo lavoro ha portato ad alti livelli qualitativi la zona del Friuli Isonzo. Alvaro Pecorari nel 2008 parte con il progetto metodo classico sullo chardonnay, dedicandogli due etichette (Brut ed Extra Brut) ottenute da una lunga sosta in bottiglia. Il 2014 è stato sboccato nel febbraio del 2020: l’Extra Brut si porta dietro la nitidezza d’esecuzione, la complessità aromatica maturata nella lunga sosta in vetro e la sapidità del territorio.
Valpolcevera Doc Brut Janua 2017
La spumantizzazione in Liguria non è di casa. I vini spumanti si contano sulle dita di due mani, quelli di buon livello su una. Dalla piccola Doc Val Polcevera, che interessa il comune di Genova e pochi piccoli comuni limitrofi, arriva questo metodo classico da uve bianchetta genovese e vermentino, chiamato Janua, a ricordo del nome della vecchia città portuale. Le uve provengono da giovani vigneti collinari che vengono vinificate nella cantina di Genova Bolzaneto; sosta sui lieviti in bottiglia per 18 mesi. Uno spumante che oseremmo definire quotidiano, agile e distratto come un passante frettoloso nei vicoli e nei caruggi nascosti e intrecciati.
Emilia Igt Lambrusco Fontana dei Boschi 2018
I vini dai quali meno ci si aspetta sono anche quelli che sorprendono di più se sono anche solo buoni, figuriamoci ottimi, come in questo caso. Il Fontana dei Boschi di Vittorio Graziano, un uomo quercia con quasi quaranta vendemmie sulle spalle, non si dimentica. L’esuberanza dei frutti neri, l’intreccio balsamico, il richiamo a spezie e resine sono ingentiliti dal “friccicore” dell’anidride carbonica sviluppatasi con la rifermentazione partita grazie all’imbottigliamento con una piccola quota di zucchero residuo. Sempre un sorso di bontà che inspiegabilmente rimanda a pensieri genuini e sani princìpi.
Trebbiano frizzante sui lieviti Indigeno 2019
Nella dinamica gamma dei vini di Rita Babini e Claudio Ancarani un vino frizzante ci sta benissimo. Accanto all’artigianalità delle ottime interpretazioni di sangiovese, albana, centesimino e famoso, andava inserito un altro elemento dal forte radicamento romagnolo, e che racchiudesse in sé nello stesso tempo la fatica del lavoro della terra e la giovialità della gente di qui. L’Indigeno è la chiave: schiettezza di aromi, fruttati e cerealicoli, e brio gustativo tirato verso il secco e il sale, portati in bottiglia con una rifermentazione fatta partire spontaneamente dopo due mesi in vasche di cemento con un tiraggio fatto con del mosto messo da parte al tempo della vendemmia, da un vitigno “lavoratore” per antonomasia, il trebbiano.
Bolle di Borro Rosé Brut 2013
La Toscana è un’altra regione con una scarsissima attitudine alla spumantizzazione. Ha altre e numerose frecce da scoccare. I pochi spumanti prodotti puntano all’ampliamento gamma o alla sperimentazione dell’attitudine alla piacevolezza del sangiovese se interpretato in abito da sera, sberluccicante di bollicine. Ci ha provato con risultato più che buono un’azienda grande e glamour, Il Borro della famiglia Ferragamo. 60 mesi sur lie hanno regalato uno metodo classico “romantico”, dal color rosa antico, delicato e gentile nei profumi di frutti di bosco e viole, strutturato, leggermente affumicato e di buona freschezza al sorso.
Gran Cuvée Brut 2016
Anche l’Umbria non è una regione nota per gli spumanti ma tutti nel settore conoscono Stefano Grilli e la sua attività pionieristica sulla spumantizzazione. Del tutto in solitaria per parecchi anni e prima che diventasse di moda ha creato le sue cuvée con il metodo ancestrale. Qui pinot nero all’85% e chardonnay al 25%, per almeno due anni sui lieviti, regalano un quadro aromatico ampio e invogliante di miele di zagara, nocciole tostate, girasoli, pinoli e rosmarino che accompagnano un sorso equilibrato, di grande dinamismo, con una cremosità che amplifica un côté appena rustico e campestre.
Perlugo Dosaggio Zero
Silvia Loschi e Alessandro Fenino, lombardi trapiantati nelle Marche, in poco meno di venti anni hanno realizzato un progetto di qualità nell’areale dei Castelli di Jesi. La tradizionale vocazione alla spumantizzazione del vitigno madre di qui, il verdicchio, con alle spalle la casa madre franciacortina, la Barone Pizzini, ha fatto sì che accanto all’ottimo vino fermo a denominazione territoriale trovasse naturalmente posto anche un metodo classico. Le uve provengono dai vigneti di San Paolo e Maiolati Spontini, condotti interamente in biodinamica. Dopo almeno 20 mesi sur lie troverete nel calice uno spumante sobrio e di grande fascino, per l’intreccio agrumato-balsamico e per l’impatto gustativo estremamente fresco e saporito.
Metodo Classico Pas Dosé Korì 2016
Una piccola novità di questo 2020. La cantina cooperativa Cincinnato di Cori, attiva da più di settant’anni nel basso Lazio, ha licenziato un Pas Dosé per la prima volta. Già si era cimentata con il Brut, vedendo che era cosa buona. Uva tipica solo di Cori e dell’areale laziale tra Aprilia, Anzio e Nettuno: il bellone. Una accuratissima selezione delle uve in campo, negli oltre 280 ettari in gestione, condotta dal presidente Nazzareno Milita e dal suo staff, ha procurato una materia prima che, dopo fermentazione per il vino base e minimo 24 mesi di sosta sui lieviti, ha espresso un prodotto originale e di grande nitidezza aromatica (fruttata e boisé). La pulizia esecutiva e il nitore sono punti di forza anche al gusto, bilanciato, fragrante e di buona tensione.
Spumante Rosé Brut Alba Rosa
In un’altra regione in cui è del tutto assente una tradizione spumantistica di qualità, non mancano nuove intraprese in tal senso, soprattutto in aziende che hanno operato un cambio della guardia generazionale. Valentina e Luigi Di Camillo non hanno atteso poi tanto per effettuare l’upgrade del frizzante rosato di casa e, quindi, dalla vendemmia 2019, l’Alba Rosa è diventato un metodo charmat corto, con rifermentazione in autoclave e sosta sui lieviti di almeno un mese: vedremo che ne sarà in futuro. Montepulciano/pinot nero (70/30 – padrone di casa/ospite modaiolo) alla base del Brut, leggiadro di fiori e piccoli frutti, dal gusto semplice ed estroverso, con grande complicità con i toni fruttati e golosi.
Caprettone Spumante Metodo Classico Pietrafumante 2017
La Campania del vino sta vivendo un periodo di affermazione qualitativa davvero splendido. Non più solo Irpinia a fare da punta di diamante per la regione ma ogni areale inizia a essere scoperto e rivalutato grazie alla tigna (e alla “cazzimma”) di alcuni vignaioli di nuova generazione. Per il Vesuvio c’è Massimo Setaro che propone uno spumante originale da un vitigno autoctono di cui ancora non conosciamo tutte le potenzialità. Dall’Alto Tirone, a 350 metri slm nel Parco Nazionale del Vesuvio, arrivano le uve caprettone per quella che si è rivelata un’ottima base spumante. Almeno 30 i mesi di affinamento in bottiglia prima della sboccatura nel terzo anno dalla vendemmia. Accanto a profumi speziati, fruttati, agrumati e orientaleggianti non mancano le suggestioni minerali; intreccio che si disvela più chiaramente al gusto, dapprima sensuale e pieno, poi molto fresco e soprattutto sapido nel finale.
Salento Simona Natale Rosato Dosaggio Zero 2015
Il lavoro sul negroamaro spumantizzato di Gianfranco Fino è un progetto con dedica. Prima annata 2009, e poi solo nelle annate che lo permettono. Senza alcun dubbio, il brio, la solidità, la morbidezza, la sinuosità, la struttura di questo metodo classico in rosa sono il racconto in vino di Simona Natale, compagna di vita e di lavoro, forza motrice essenziale della piccola azienda pugliese entrata nell’olimpo della viticoltura italiana degli ultimi tre lustri grazie alle sue interpretazioni di primitivo (Es) e di negroamaro (Jo). Brillante e dalla grana minuta, ha naso impressionante per la croccantezza di frutto che riesce a esprimere, accanto a una chiosa di mediterraneità e radici; sorso deciso e austero dall’incipit cremoso e di nobile caratura fruttata. Gola e cuore a braccetto.
Spumante Brut Metodo Classico Cinque Cerri 2017
Siamo a Monticchio Bagni, sul lato nord del monte Vulture in Basilicata. Le vigne più fredde allevate alle pendici del vulcano lucano le trovate qui. Tra le vigne, più spesso, e in cantina, trovate Ruggiero Potito, un treno in corsa, mai domo, mai fermo da quando si è messo sulle spalle l’onere di esaltare la vocazione dell’aglianico di qui. Ci ha provato, e con un risultato da segnalare, anche con la spumantizzazione dell’aglianico. Sboccatura gennaio 2020, questo Cinque Cerri è un metodo classico dall’approccio austero, campestre e appena fumé; si concede più conciliante al gusto con la giusta dose di setosità di bolla ad abbracciarne il sapore piacevolmente ammandorlato.
Sottosopra 2016
Non lo cercate, è raro, rarissimo ed esaurito. Ma andava segnalato. Un assaggio estivo, a quattro anni dalla vendemmia, nel Menfishire assieme a Marilena Barbera di questo catarratto rifermentato in bottiglia con metodo ancestrale e sboccato al momento ha regalato una piacevole sorpresa. Profumi mediterranei e bucciosi, trama frizzante gioiosa e appagante. Le uve arrivano dalla Vigna Belicello, vista mare e vista cantina. Chi è di zona, appena si potrà, vada a bussare per vedere se riesce a scucire alla proprietaria una bottiglia dalla riserva personale. Una delle tante cose divertenti da fare nell’anno che verrà.
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