Da tempo si parla della settimana corta e questa potrebbe arrivare anche in Italia perché finalmente c’è l’accordo con i sindacati.
Il mondo del lavoro cambia, si evolve, affronta nuove sfide e nuovi compromessi ma anche delle trasformazioni totalmente inattese. Sicuramente motore del cambiamento è stato anche il periodo di pandemia che ha totalmente cambiamento il modo di approcciare al lavoro.
Le nuove generazioni sono meno propense a vivere solo per lavorare e lo smartworking sembra una realtà che funziona e che ha dimostrato come sia possibile perfettamente operare a distanza con gli stessi risultati.
Settimana corta: c’è l’accordo anche in Italia
Molti Paesi nel mondo stanno già sperimentando quella che viene definita la settimana corta, ovvero una settimana lavorativa che non si basa più sui canonici cinque giorni in ufficio ma che diventa di 4 giorni quindi con una maggiorazione del tempo libero a disposizione. Questo, secondo gli studi condotti in materia, non porterebbe a una minore disponibilità, il lavoro si concentra diversamente, la produzione è la stessa ma il lavoratore può riposare e godere del suo tempo libero.
Spesso è proprio questa la variante su cui si discute, il lavoro non sempre e non ovunque permette a tutti di godere del tempo libero utile e necessario. In Europa le situazioni sono molto differenti, in tanti Paesi infatti c’è massima attenzione alla qualità della vita e anche quindi del lavoro. Nell’Europa del Nord già si nota una profonda differenza rispetto all’Italia in termini organizzativi e di prestazioni.
Ora le persone, soprattutto gli under 35, vogliono un nuovo modo di vivere quindi la settimana corta ha trovato grande accoglienza, al punto che i sindacati hanno dovuto prendere in considerazione questo passaggio e dare il seguito a una trattativa apposita. Fabi, First, Fisai, Uilca, Unisin si sono riuniti e hanno introdotto la nuova flessibilità al lavoro con un pacchetto del tutto nuovo che non solo stabilisce le regole per lo smart working ma che delinea anche come avverrà la settimana di quattro giorni.
Ad iniziare è Intesa Sanpaolo che ha scelto di offrire questa possibilità ai dipendenti. Da gennaio già 40 mila persone ha aderito al modello lavoro flessibile, praticamente il 70% dei dipendenti che potevano farlo. Sembra quindi che le premesse ci siano tutte per lo sviluppo anche in Italia di un nuovo modello lavorativo che sta dando i suoi frutti: i lavoratori più sono felici e soddisfatti, più producono e quindi svolgono meglio il loro compito e sono un plus per l’azienda che non ha alcun impatto dal punto di vista economico.