Food&Wine

Il vino della settimana: Cantina Ninni, Poggio del Vescovo 2019

Gianluca Piernera aveva deciso di comprare un terreno nella campagna di Spoleto per costruirci casa. Per la famiglia. Tutto intorno, piante di olivo, un vecchio vigneto di oltre trent’anni che andava estirpato e spazio per le scorribande dei bambini che sarebbero arrivati.
La casa, luminosissima, oggi è in piedi; i figli Lucrezia, undici anni, ed Edoardo, cinque, vivono questo calda coda di primavera all’aria aperta tra giardino e piscina, anche accudendo una famigliola di conigli: Ginger, Rocco e Isoscele sono tra i capo clan e stanno per accogliere i coniglietti in arrivo da Clemenzia e Alberto.

Le piante di trebbiano spoletino

Grazie al consiglio di un caro amico vignaiolo il vigneto, di poco più di un ettaro, è ancora lì ad allargare la quinta scenografica della piccola proprietà. Conteneva, e contiene tuttora, un patrimonio prezioso per la viticoltura della zona, ossia piante di trebbiano spoletino, vitigno ancora poco coltivato ma che sta dando risultati sorprendenti per la viticoltura umbra.

La Cantina Ninni

Gianluca Piernera è riuscito a posizionarsi tra gli interpreti più capaci del comprensorio già con le primissime annate prodotte di trebbiano spoletino per la sua Cantina Ninni. Prima ha infittito il vigneto davanti casa, con delle marze ottenute sfruttando del materiale genetico recuperato da una delle rarissime e vecchie piante di trebbiano spoletino avvinghiate agli aceri campestri -così si allevava tradizionalmente- ancora visibile al confine con l’oliveto di moraiolo. Oggi il vigneto di trebbiano spoletino è un vero e proprio giardino, con tanto di pratino di trifoglio a ricoprirne l’intera estensione e le consuete rose a capo dei filari, rigogliose e curatissime.

L’importanza della biodiversità

La biodiversità fa grandi le cose”, afferma Gianluca. “Non ho mai concimato i miei vigneti se non con lo sfalcio del trifoglio che mi ricopre il terreno argilloso che arriva fino a mezzo metro. Più sotto c’è una marna friabile in cui le viti arrivano con le radici. Con il trifoglio il terreno mi resta fresco anche quando le temperature si innalzano di parecchio”.

“Vin de garage”

Quando sentirete parlare di “vin de garage” avrete tutto il diritto di pensare anche a Gianluca. Dal “piano vigna”, infatti, si accede direttamente al piano interrato sotto la casa di famiglia, che in molti destinerebbero a una zona hobby o a un ambiente per accogliere ospiti e riunioni conviviali: Gianluca Piernera ci ha costruito una piccola cantina. C’è tutto, anche un agevole macchinario per sboccare, ricolmare e ritappare i vini frizzanti: quantità confidenziali per due prodotti gioiosi, uno a base trebbiano spoletino, l’Igt Umbria Bianco Frizzante L’Edoardo, e uno a base sangiovese, l’Igt Umbria Rosato Pilurusciu, entrambi da sbicchierare senza pensieri.
Nella mia cantina non sono mai entrati lieviti selezionati. Lavoro solo con fermentazioni spontanee a partire dalla base spumante per L’Edoardo. Congelo il mosto e poi quando vendemmio per gli altri vini lo scongelo e lo utilizzo per far partire tutte le altre fermentazioni”.

Le caratteristiche dello Spoleto Doc Trebbiano Spoletino Poggio del Vescovo 2019

Anche la fermentazione del mosto fiore per la produzione dello Spoleto Doc Trebbiano Spoletino Poggio del Vescovo 2019 è partita spontaneamente. L’intera lavorazione si è svolta in acciaio. Il vino è stato lasciato decantare naturalmente e non è stato filtrato prima dell’imbottigliamento. In bottiglia troverete un prodotto che merita di essere cercato, originale e di gran carattere. Dal colore leggero, con un olfatto prima timido e reticente, declinato su note erbacee e saline, che lentamente si distende verso toni più accoglienti, fruttati e agrumati. Al sorso rivela con equilibrio didascalico una goduriosa integrità fruttata che bilancia una dosata ma vivida quota di freschezza. La persistenza resta affidata a una coda nitidissima di intrecci fruttati e sapidi che aumenteranno il divertimento a tavola: servito freddo andate sicuri sui crudi di pesce e sui crostacei, a temperature meno glaciali provatelo su un piatto di strangozzi agli asparagi.

Le altre annate di Poggio del Vescovo

Dopo l’estate arriverà in commercio anche l’annata 2020 del Poggio del Vescovo, che assaggiato in anteprima sembra stabilire continuità nel legame gustativo tra materia e salinità, con un quid di freschezza ancora più in evidenza. Per il Poggio del Vescovo, etichetta giovane e con ancora non tantissime vendemmie alle spalle (primo imbottigliamento 2015), segnaliamo anche la performance dell’annata 2018, in perfetta forma, disponibile e che ha ancora tanto da dare, e quella dell’annata 2016, davvero affascinante, con un inizio di terziarizzazione ben camuffata dalla sfoggio di forza e ed energia gustativa.

Monica Coluccia

Romana d’adozione, sommelier dal 2004, ha collaborato per circa dieci anni alla realizzazione degli eventi del vino nella Capitale e alla redazione di riviste e guide di settore di diffusione nazionale (Duemilavini, Bibenda, AIS-Vitae, L’Espresso). Dal 2014 presta l’esperienza acquisita alla comunicazione del vino in contesti professionali con seminari di degustazione in tutta Italia, potendo offrire una profonda conoscenza sui territori vitivinicoli italiani e francesi in generale. Lo Champagne ha fatto breccia nel suo percorso professionale lavorando per la guida Le Migliori 99 Maison di Champagne. Scrive per gli appassionati del vino su vinotype.it e intralcio.it

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