Passano gli anni, ma ogni terzo lunedì di gennaio torna a spopolare in rete la vecchia storia del Blue Monday. Indicato ormai universalmente da 17 anni come il giorno più triste dell’anno. Questa “celebrazione” così malinconica viene addirittura spacciata come “scientifica”. Ma ovviamente non è così.
La sua origine, infatti, si basa addirittura su un’equazione matematica messa a punto oltre una decina d’anni fa da uno psicologo inglese, Cliff Arnall. Un’operazione che spiegherebbe così i motivi di questa deprimente giornata. Mettendo insieme condizioni metereologiche sfavorevoli, le giornate corte, i festeggiamenti natalizi ormai alle spalle, i sensi di colpa per aver speso troppi soldi durante le vacanze o aver mangiato troppo e, infine, il lavoro che è ricominciato freneticamente. Peccato che il tutto non derivasse da un preciso fondamento scientifico, bensì da una sistematica campagna pubblicitaria. Era infatti l’inizio del 2005, quando la compagnia di viaggi Sky Travel decise di promuovere un’iniziativa per convincere i propri clienti che la loro eventuale tristezza avesse un’origine financo matematica. E quale modo migliore per combatterla se non con una bella vacanza? Il termine “Blue Monday” comparve per la prima volta all’interno di un comunicato stampa aziendale. E, inspiegabilmente, fu subito ripreso da molte testate giornalistiche. Come se si trattasse di un serio studio scientifico. Lo stesso Arnall confessò anni dopo di essere stato contattato dall’agenzia di pubbliche relazioni londinese Porter Novelli che era alla ricerca di uno scienziato disposto a mettere (dietro compenso) la propria firma su uno studio con le conclusioni già scritte e del tutto privo di fondamento.
Anche agli occhi dei meno esperti l’equazione appariva subito assurda. Non solo non era specificato quali unità di misura si dovesse utilizzare per ciascun parametro, ma nella formula c’erano grandezze non quantificabili (come il clima) o che non tenevano conto delle differenze tra aree geografiche diverse (di nuovo il clima) o tra le varie culture (il Natale non ha la stessa rilevanza in tutti i Paesi). Oggi, nonostante si sappia che il Blue Monday sia un’invenzione (comunque ben riuscita), ogni anno se ne torna a parlare. I social fanno da cassa di risonanza e sono molte le aziende che, sulla scia del successo passato, propongono soluzioni per superare il lunedì più “blu” dell’anno. Dalla vendita dei drink a quella dei profumi, senza mai dimenticare le vacanze.
Probabilmente c’è un giorno in assoluto più triste dell’anno, ma non è uguale per tutti, e per identificarlo servirebbe uno studio ben più ampio rispetto al fantasioso fondamento inventato dallo pseudo studioso inglese. Per trovare un ipotetico Blue Day bisognerebbe selezionare un elevato campione di persone con diverse età, etnie e contesti socioeconomici, a cui chiedere di dare un punteggio a ogni singolo giorno dell’anno. Il giorno meno votato si aggiudicherebbe così il titolo di peggiore, ma solo dell’anno di riferimento.
Bisognerebbe, dunque, ripetere l’ampio studio ogni anno.
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