Il tema del contrasto al razzismo è uno dei più caldi a livello planetario, dopo la tragica morte di George Floyd a Minneapolis e i tanti tumulti che si sono scatenati da allora negli Stati Uniti e non solo. Così in tutto il mondo si sta procedendo alla rimozione più o meno pacifica di tanti simboli che rievocano i soprusi subiti dalla comunità afro-americana nel corso della storia. Anche a Bristol, città dello street artist Banksy. Che in queste ore è stato colto da un’idea.
Il caso Edward Colston
La cittadina inglese è stata infatti caratterizzata sin dal 1895 da una statua, in cui era riprodotto il commerciante di schiavi Edward Colston. Una statua che nel 2020 non era più accettabile, tanto da essere abbattuta durante le proteste anti razziste del 7 giugno. Un fatto che ha colpito l’immaginario dell’intera cittadinanza (Banksy incluso). Tanto più che la figura di Colston è estremamente polarizzante, dato che con i proventi del commercio degli schiavi finanziò opere filantropiche cittadine, come case di cura, scuole o chiese.
La soluzione di Banksy
Una vicenda insomma piuttosto intricata, cui Banksy ha voluto rispondere a modo suo. Evitando ogni implicazione politica. “Ecco un’idea che si rivolge sia a chi sente la mancanza della statua di Colston sia a chi non la sente – ha infatti scritto l’artista in un post pubblicato sul suo profilo Instagram –. Lo tiriamo fuori dall’acqua, lo rimettiamo sul piedistallo, gli mettiamo un cavo attorno al collo e facciamo fare alcune statue di bronzo a grandezza naturale di manifestanti nell’atto di tirarlo giù. Tutti contenti. Un giorno straordinario commemorato“.
Un’idea balzana, quella di Banksy, o l’effettiva soluzione del problema? Ai posteri l’ardua sentenza…