Giornata dell’Abbraccio, il significato particolare al tempo del Covid

È vero, non è certo una di quelle ricorrenze da segnare con il circoletto rosso sul calendario da parete. Mai come in quest’epoca, però, l’occasione assume un significato particolare: stiamo parlando della Giornata mondiale dell’Abbraccio, nata (come spesso accade, quando si parla di questo tipo di ricorrenze) negli Usa a metà degli anni ’80 e diffusasi nei decenni successivi nel resto nel mondo. Italia compresa. Ma in questo 21 gennaio 2022, in tempo di pandemia, quel gesto universale di affetto con proprietà a suo modo ‘terapeutiche’ non può che essere virtuale.

Un gesto diventato, per forza di cose, quasi un tabù

Con la pandemia di Covid-19 ancora in pieno corso l’abbraccio è praticamente diventato un tabù. Facile capire il perché, ma è davvero triste pensarlo, soprattutto perché si tratta di uno dei gesti più istintivi d’affetto. Un’azione che secondo gli esperti diminuisce lo stress più di quanto non facciano gesti più intimi come baci e carezze.

Non è un caso che molte strutture sanitarie, in Italia e nel mondo, avessero creato nel primo lockdown le cosiddette ‘Stanze degli abbracci’ per far riavvicinare fisicamente persone che la pandemia aveva costretto alla lontananza. Al di là di questi contesti, comunque limitati, l’abbraccio è ormai da due anni spesso limitato al virtuale, fra social e applicazioni di messaggistica. A farne da allegoria sono quindi emoji, gif e quant’altro. Con efficacia comunque limitata.

Giornata dell’Abbraccio, chi l’ha creata e perché

La creazione dell’ormai tradizionale appuntamento del 21 gennaio risale al 1986. Kevin Zaborney, pastore protestante della piccola cittadina di Clio, nel Michigan, notò una freddezza crescente nella sua comunità e decise di introdurre una giornata apposita da dedicare agli abbracci. L’idea di Zaborney ebbe un tale successo da essere inserita nel Chase’s Calendar of Events, la pubblicazione annuale che raccoglie tutte le ricorrenze meritevoli di attenzione. Anche le più particolari.

Attenzione però a non forzare. Lo stesso Zaborney suggerì sin da subito di ‘chiedere il permesso’ prima di poter abbracciare, perché non tutti gradiscono il contatto fisico. C’è da scommettere, però, che quando l’emergenza Covid arriverà finalmente al termine nessuno avrà davvero obiezioni in merito. E speriamo accada molto presto.

Gestione cookie