[scJWP IdVideo=”1i9uz03M-Waf8YzTy”]
Il Next Generation EU pone inevitabilmente al centro di questioni istituzionali e politiche il tema del Green New Deal: il termine, entrato nel gergo dell’opinione pubblica durante il discorso di insediamento del governo Conte II, ha assunto ancor più importanza con l’avvento dell’esecutivo targato Mario Draghi e l’esigenza di consegnare all’Europa un “Piano nazionale ripresa e resilienza” definitivo e completo.
All’interno del PNRR, quindi, tematiche come sostenibilità e transizione green (o energetica) si presume avranno lauto spazio, in continuità con una tendenza globale che da tempo prova ad imporre ai governi nazionali la presa in carico di queste e altre questioni ormai care ai cittadini.
Transizione green, a che punto siamo?
Ma quanto gli stessi governi, le grandi multinazionali, i piani strategici delle aziende, i CEO più noti, si riempiono semplicemente la bocca di slogan e buoni propositi e quanto invece le promesse lanciate da comunicati e conferenze stampa trovano riscontro nella realtà?
E soprattutto: cosa comporta in termini economici per una realtà, sia essa pubblica o privata, questo “cambio epocale” di approccio al mercato, facendo della sostenibilità, dell’abbattimento di emissioni, di risparmio energetico?
Ne abbiamo discusso, nella nuova puntata di “Pillole di Economia”, con il Prof. Lucio Lamberti, docente di Economia all’Università ‘San Raffaele’.
“Fino a qualche tempo fa questa sensibilità verso l’ambiente era qualcosa solo di raccontato. Ora con i disastri ecologici, economici e sociali che stiamo vivendo c’è una maggiore attenzione all’impatto che abbiamo. Attenzione che sta permeando anche l’industria finanziaria“, ci spiega il prof. Lamberti.
Sostenibilità, non sono solo parole
Sono pari a 68,9 miliardi le risorse destinate alla missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Un chiaro segnale che tutto quello che a molti appare ancora come una scia di belle parole, in realtà si accinge a palesarsi in azioni concrete, con conseguenti benefici alle stesse imprese.
“Investitori e Stato premiano le aziende che rivolgono il loro interesse all’economia sostenibile”. Benefici per le aziende ma non solo. “Stiamo creando nuovi settori. Quando parliamo di ambiente, energia pulita, riciclo, diamo vita a nuove occupazioni e di conseguenza e nuova forza lavoro”.
È chiaro, la retorica non manca. Come ci spiega l’economista, “mancano in questo momento degli indicatori chiari, ci sono modalità di lavoro, professioni di principio, ma occorre ancora tempo per arrivare ad una vera e propria standardizzazione”.