In Italia è sempre più emergenza stipendi, per le varie conseguenze delle diverse crisi in corso. L’aumento dei prezzi, il difficile reperimento delle materie prime, la siccità e l’inflazione hanno contribuito a diminuire notevolmente il potere d’acquisto dei cittadini. Ma non è tutto, perché in generale nel nostro Paese si guadagna meno con il proprio lavoro. Con alcuni settori più falcidiati di altri.
Nelle ultime ore sono arrivati due studi, che entrambi confermano come l’Italia abbia un colossale problema con gli stipendi medi della propria cittadinanza. Il primo è il Rapporto retribuzioni di Odm Consulting, società di Gi Group Holding. Ogni anno questo rapporto mette nero su bianco quanto gli italiani abbiano guadagnato tramite il proprio lavoro, e il risultato è che tra il 2020 e il 2021 tutti ci hanno perso. In particolare per quanto riguarda il confronto tra retribuzione base annua e potere d’acquisto.
Gli stipendi non bastano: quanto è calato il potere d’acquisto
Se infatti l’assegno che si percepisce mensilmente ha un suo valore, bisogna anche rapportarlo a ciò che il mercato permette di fare con questi soldi. Il costo della vita, per tutti i motivi sopra elencati, è cresciuto a dismisura, e questo ha tolto potere d’acquisto ai lavoratori in base agli stipendi che percepiscono. Se infatti la retribuzione base è cresciuta in un anno di 1.456 euro per i dirigenti e di 1.125 euro per i quadri, gli impiegati hanno guadagnato appena 200 euro. Gli operai, invece, ne hanno persi in media 740.
Bisogna però calcolare anche aumento dei prezzi e impatto dell’inflazione sul costo della vita. Perciò gli stipendi del 2021 aiutano molto meno rispetto a quelli del 2020 nella gestione delle spese mensili e quotidiane. Nell’arco di appena dodici mesi, gli operai hanno dovuto far fronte a una perdita del proprio potere d’acquisto di ben 1.251 euro all’anno. Inferiore, ma comunque importante, quella dei dirigenti (-780 euro). Se la passano relativamente meglio gli impiegati (-411 euro) e soprattutto i quadri (-5 euro).
Il confronto con l’Europa e tra i vari lavoratori italiani
D’altra parte, però, sono proprio i salari italiani a rappresentare un’anomalia in Europa. Lo certifica il secondo studio di cui si parlava in precedenza: quello dell’Osservatorio JobPricing. Ebbene, secondo quest’ultimo l’Italia è scesa ancora tra il 2020 e il 2021 e ora si posiziona al 25esimo posto su 36 del gruppo Ocse e all’undicesimo su 17 dell’Eurozona. Il motivo è che le retribuzioni annue sono in stagnazione, mentre come detto l’inflazione sta crescendo a dismisura.
I dati parlano chiaro: la Retribuzione Annua Lorda (RAL) degli italiani nel 2021 è a quota 29.301 euro, mentre la Retribuzione Globale Annua (RGA) a 29.840 euro. Rispetto al 2020, la prima è cresciuta di un misero 0,3%, mentre la seconda ha fatto segnare addirittura il -0,2%. Nel frattempo, però, i prezzi sono cresciuti dell’1,9%. E stiamo parlando del 2021, quindi prima ancora che scoppiasse la guerra in Ucraina. Il fatto poi che il 90% degli italiani guadagni meno di 35 mila euro all’anno espone queste persone a continue perdite di potere d’acquisto. Tanto più che gli stipendi di un operaio e un amministratore delegato possono arrivare a un divario salariale del 9,7. Servono quindi dieci mesi al primo per raggiungere la mensilità del secondo, aumentando l’emergenza sociale del Paese.