Stellantis dice che in Italia costa troppo costruire auto elettriche

Stellantis segnala che i costi di produzione delle auto elettriche in Italia sono troppo alti, a causa dei prezzi dell’energia. L’azienda chiede nuovi incentivi statali

Venerdì scorso, l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha presentato ai parlamentari delle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato una richiesta chiara: servono nuovi incentivi statali per sostenere l’acquisto di auto elettriche.

Il dirigente ha sottolineato come la produzione di veicoli elettrici in Italia sia molto più costosa rispetto alla media degli altri paesi, principalmente a causa dei prezzi elevati dell’energia. Questa differenza di costo rende difficile abbassare i prezzi di produzione, creando una pressione insostenibile sull’intero sistema.

In Italia costa troppo costruire auto elettriche: parola di Stellantis

Secondo Tavares, il divario tra i costi di produzione italiani e quelli di altri paesi, come la Spagna, rende l’Italia poco competitiva. In particolare, ha evidenziato che produrre un veicolo elettrico in Italia può costare anche il doppio rispetto ad altri paesi europei, con la Cina che si posiziona in vantaggio grazie a costi produttivi significativamente inferiori.

Questa situazione mette il settore automobilistico italiano in una posizione di svantaggio rispetto ai produttori esteri, in particolare cinesi, che riescono a mantenere prezzi più bassi per i loro veicoli elettrici, con un differenziale di circa il 30%.

Stellantis dice che in Italia costa troppo costruire auto elettriche
Stellantis dice che in Italia costa troppo costruire auto elettriche – ANSA – Newsby.it

 

Tavares ha chiaramente indicato che, per rendere le auto elettriche accessibili ai consumatori italiani, è necessario un intervento statale. Non si tratta, ha spiegato, di chiedere fondi per l’azienda, ma piuttosto di incentivare la domanda, offrendo alla classe media la possibilità di acquistare veicoli elettrici.

Senza questi incentivi, il mercato dell’auto elettrica in Italia rischia di rimanere stagnante, con gravi conseguenze per l’intera filiera produttiva. I costi elevati della tecnologia elettrica si riflettono in un aumento del 40% dei costi di produzione, un impatto significativo che Stellantis, come molte altre aziende, non riesce ad assorbire senza il sostegno esterno.

Tuttavia, molti dei parlamentari presenti non hanno accolto con favore le parole di Tavares. Tra i critici più espliciti vi è stato Carlo Calenda, leader di Azione, che ha definito le dichiarazioni dell’amministratore delegato come un ricatto inaccettabile. Secondo Calenda, la promessa di Stellantis di produrre un milione di veicoli in Italia entro il 2030 sembra ormai irrealizzabile e il manager portoghese starebbe semplicemente chiedendo soldi pubblici senza garantire un piano concreto.

La richiesta di incentivi statali non è un caso isolato: la crisi dell’industria automobilistica è ormai evidente in gran parte del mondo, e in Italia la situazione appare particolarmente grave. Il mercato delle auto elettriche stenta a decollare a causa dei prezzi elevati, e nel frattempo il settore dell’auto usata è tornato a crescere, favorito dai costi più contenuti. Molte case automobilistiche, Stellantis compresa, si sono trovate impreparate ad affrontare la transizione verso l’elettrico, e le istituzioni, da parte loro, hanno offerto solo incentivi marginali, contribuendo alla lentezza di questo processo.

Il confronto con la Cina è impietoso. Il paese asiatico ha sviluppato un mercato dei veicoli elettrici molto più ampio e competitivo, grazie a una strategia lungimirante che ha coinvolto tutta la filiera produttiva, dalle materie prime alle batterie. Oggi, la Cina detiene una posizione di leadership nella produzione di auto elettriche, mettendo sotto pressione l’industria europea e italiana, che si trova in ritardo sia dal punto di vista tecnologico che di mercato.

Uno degli aspetti centrali del discorso di Tavares riguarda il costo dell’energia in Italia, che risulta essere significativamente più elevato rispetto ad altri paesi europei. Per esempio, il prezzo dell’energia in Italia è quasi il doppio rispetto a quello della Spagna, una differenza che incide fortemente sui costi di produzione e sui margini di profitto. Questo rende ancora più difficile per Stellantis mantenere una produzione competitiva nel paese, nonostante le ripetute rassicurazioni che l’azienda non ha intenzione di abbandonare l’Italia.

Tavares ha inoltre ribadito che, nonostante le difficoltà, Stellantis sta studiando nuovi progetti per rilanciare la produzione italiana. Tra questi, vi è l’intenzione di produrre nuovi veicoli elettrici destinati sia al mercato nazionale che all’export. Tuttavia, ha sottolineato come sia necessario ridurre il divario di costo tra i veicoli a combustione interna e quelli elettrici, e senza un sostegno governativo attraverso incentivi, la transizione rischia di essere insostenibile.

Durante l’audizione, non sono mancate critiche da parte dei rappresentanti politici. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha ricordato che Stellantis ha già beneficiato in passato di numerosi incentivi statali, ricevendo oltre 6 miliardi di euro. Tuttavia, Conte ha accusato l’azienda di non aver rispettato gli impegni presi riguardo ai livelli occupazionali e di non aver fornito risposte concrete sul futuro degli stabilimenti italiani. Anche il destino della gigafactory di Termoli e le eventuali cessioni di rami d’azienda, come Comau, rimangono questioni aperte su cui l’azienda non ha fornito chiarimenti.

Anche Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha espresso preoccupazione riguardo alla situazione di Stellantis in Italia. Schlein ha parlato di un progressivo disimpegno da parte dell’azienda, evidenziando come la produzione sia crollata di oltre il 30% nei primi nove mesi del 2024. Ha inoltre sottolineato che il numero dei lavoratori è diminuito di 11.500 unità negli ultimi anni, con molti modelli di veicoli che ormai vengono prodotti all’estero, mentre la ricerca e sviluppo in Italia è stata drasticamente ridotta.

In risposta a queste critiche, Tavares ha difeso le scelte dell’azienda, affermando che i regolamenti che hanno imposto la transizione verso l’elettrico non sono stati decisi da Stellantis, ma dalle istituzioni europee. Ha anche dichiarato che Stellantis ha già assegnato nuovi modelli a tutti gli stabilimenti italiani fino al 2030, ma ha ribadito che la questione centrale rimane il costo elevato della produzione in Italia, che rappresenta un ostacolo difficile da superare senza incentivi.

Le parole di Tavares non hanno convinto nemmeno i sindacati, che hanno espresso preoccupazione per il futuro degli stabilimenti italiani e per la salvaguardia occupazionale. Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha sottolineato come l’audizione non abbia fornito rassicurazioni concrete, lamentando la mancanza di impegni vincolanti da parte di Stellantis. Palombella ha ricordato che il settore automobilistico in Italia ha già perso oltre 12.000 posti di lavoro negli ultimi tre anni, e ha annunciato che il sindacato è pronto a indire uno sciopero generale il 18 ottobre per inviare un messaggio forte sia all’azienda che al governo.

Anche Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, ha espresso la stessa linea, confermando la mobilitazione dei lavoratori del settore automotive. Lo sciopero del 18 ottobre vedrà migliaia di lavoratori scendere in piazza a Roma, con l’obiettivo di chiedere un incontro con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e con Carlos Tavares per discutere delle misure necessarie a salvaguardare il futuro dell’industria automobilistica italiana.

La crisi dell’industria automobilistica italiana è solo una parte di una sfida globale che coinvolge l’intero settore. La transizione verso i veicoli elettrici è ormai inevitabile, ma senza un adeguato sostegno governativo, il rischio è che le aziende come Stellantis si trovino in difficoltà, con gravi ripercussioni sull’occupazione e sull’economia italiana. Le richieste di Tavares di nuovi incentivi statali riflettono la necessità di un intervento urgente per rendere sostenibile la produzione di auto elettriche in Italia. Tuttavia, senza un piano industriale chiaro e vincolante, la politica e i sindacati rimangono scettici sulla reale volontà dell’azienda di investire nel paese a lungo termine.

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