Nuova polemica su Ryanair, in particolare per quanto riguarda il “posto gratuito” garantito a chi viaggia con un figlio. E che, secondo quanto ricostruito dal ‘Corriere della Sera’, non è effettivamente gratuito. Un’indagine che ha catturato anche l’attenzione dell’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), che infatti ha avviato i controlli di rito.
La tariffa scontata c’è, ma non è applicata
Da quanto segnala il quotidiano meneghino, infatti, la tariffa scontata di 4 euro, che permetterebbe di sedersi vicino al figlio minore, in realtà equivale ad almeno 6,60 euro. Questa la cifra prevista da Ryanair, ma solo per sedersi in fondo al velivolo. Man mano che si avanza di fila, infatti, anche il prezzo aumenta.
Di fatto il sospetto sollevato dal ‘Corriere’ e su cui sta indagando l’Enac è che Ryanair chieda soldi extra ai passeggeri per sedersi vicino ai propri figli minorenni oppure per stare accanto alle persone disabili e a ridotta mobilità. Nell’articolo si parla anche di “chiarimenti” chiesti alla compagnia, che avrebbe risposto “smussando alcune informazioni“ sul proprio sito ufficiale.
Le norme internazionali e il regolamento Ryanair
“Sono pervenuti reclami e segnalazioni da parte dei viaggiatori che hanno lamentato disservizi in ordine, in particolare, alla procedura di assegnazione dei posti sull’aeromobile che non consentono ai genitori di sedersi accanto ai propri figli minori“, ha nel frattempo segnalato l’Enac. Tuttavia lo stesso ente spiega che, se anche così fosse, non ci sarebbero pratiche illegali da parte di Ryanair.
Non esistono infatti norme a livello né europeo né internazionale che impongano espressamente alle compagnie aeree di far accomodare i minorenni di fianco ai propri genitori. Ci sarebbe solo una mera “raccomandazione“ nel Documento 30 dell’European civil aviation conference (Ecac). Sul tema il regolamento Ryanair è chiaro: “È obbligatorio che i bambini sotto i 12 anni (esclusi i neonati) siano seduti accanto a un adulto con cui viaggiano“. Tuttavia il genitore “deve acquistare un posto riservato al momento della prenotazione“. E proprio questo sembra non convincere l’Enac.