Non sono mancate, negli anni, le polemiche sulla Legge Fornero. Ma la riforma delle pensioni, rischia di essere ulteriormente penalizzante.
La Legge Fornero rappresenta una delle riforme più significative del sistema pensionistico italiano degli ultimi decenni. Introdotta durante il governo tecnico di Mario Monti e dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, questa legge ha avuto un impatto profondo e duraturo sulle pensioni e sul mercato del lavoro in Italia. Se pensate che sia penalizzante, non avete ancora letto cosa sia previsto dalla nuova riforma delle pensioni per il 2024 e per gli anni a venire.
La riforma ha introdotto numerose modifiche alle normative pensionistiche, tra cui l’incremento dell’età pensionabile, il sistema contributivo pro rata, il blocco della pensione di anzianità. Infine, l’Anticipo Pensionistico (APE) è stato creato per consentire a certe categorie di lavoratori di andare in pensione anticipatamente, con un prestito pensionistico da restituire a rate.
Una delle riforme più criticate, dai cittadini, ma anche dalla politica. E, però, immaginiamo che anche la nuova riforma delle pensioni al vaglio del Governo Meloni possa essere oggetto di aspre critiche. Ecco cosa prevede.
La nuova riforma delle pensioni
La Legge Fornero prevede che i coefficienti di trasformazione siano aggiornati ogni due anni in base all’aspettativa di vita. Questo meccanismo assicura che, in caso di aumento dell’aspettativa di vita, l’importo delle pensioni sia ridotto per mantenere la sostenibilità del sistema. Al contrario, se l’aspettativa di vita diminuisce, i coefficienti diventano più favorevoli, aumentando l’importo delle pensioni.
Dal 2011, i coefficienti di trasformazione sono stati oggetto di aggiornamenti che hanno generalmente seguito l’aumento dell’aspettativa di vita in Italia. Tuttavia, la pandemia di Covid-19 ha causato un calo dell’aspettativa di vita nel biennio 2023-2024, determinando un rialzo dei coefficienti di trasformazione.
Con l’aspettativa di vita che torna a crescere post-pandemia, è previsto un nuovo ribasso dei coefficienti di trasformazione nel 2025. Questo comporterà un ridimensionamento degli assegni pensionistici per chi andrà in pensione a partire da quell’anno.
Ad esempio, nel 2023 l’aspettativa di vita è salita a 83,10 anni, con un incremento significativo rispetto agli anni precedenti. Alla luce di queste dinamiche, i lavoratori che soddisfano già i requisiti per la pensione potrebbero valutare la possibilità di anticipare il pensionamento per beneficiare degli attuali coefficienti di trasformazione, che sono probabilmente più vantaggiosi rispetto a quelli previsti per il 2025.