Perché il prezzo della pasta aumenterà del 38% a gennaio?

Rincaro-monstre per il prezzo della pasta da qui ai prossimi giorni. E quindi un chilo del prodotto alimentare, che prima la grande distribuzione acquistava a 1,10 euro, adesso ne costa 1,40. E a fine gennaio arriverà a 1,52. Un aumento complessivo del 38%. Il tutto avviene a causa della fiammata del prezzo del grano e dell’aumento della bolletta energetica. A dirlo è Vincenzo Divella, amministratore delegato dello storico gruppo pugliese, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore. “I primi 30 centesimi li abbiamo dovuti chiedere dopo l’estate, per far fronte all’aumento vertiginoso del costo della nostra principale materia prima, cioè il grano. Tra giugno e oggi, il prezzo del grano alla borsa di Foggia è cresciuto del 90%. Un rincaro che non avremmo mai potuto ammortizzare da soli. Basta pensare che per noi la semola rappresenta il 60% di tutto il costo di produzione della pasta.

I costi del grano e dell’energia condizionano l’aumento del prezzo della pasta

La situazione è peggiorata nei mesi successivi. “Con l’arrivo dell’autunno, poi, ci si sono messi tutti gli altri rincari: il costo del cellophane è aumentato del 25%, il gas del 300%, l’elettricità anche. Per questo a gennaio abbiamo chiesto alla grande distribuzione altri 12 centesimi al chilo. Un aumento, questo, che dovrebbe diventare effettivo con il rinnovo degli ordini alla fine di questo mese”. E secondo Divella potrebbe non essere finita qui. “La verità è che i prezzi potrebbero aumentare di nuovo. A dicembre gli stabilimenti produttivi si sono fermati per 15 giorni e nessuno ha comprato grano. Ma già ieri, alla borsa merci di Bari, la prima che si è riunita dopo il Capodanno, c’è stato un aumento del 6%. I pastifici riaccendono i motori, e subito il prezzo del grano risale. E poi c’è un’altra cosa che mi preoccupa: basterà il grano nazionale fino a giugno?”.

La crisi del grano legata ai cambiamenti climatici

Del resto, l’allarme sull’aumento del prezzo della pasta era già stato lanciato la scorsa estate dall’ad del pastificio la Molisana, Giuseppe Ferro. I cambiamenti climatici hanno provocato conseguenze devastanti. Le alte temperature, la prolungata siccità e gli incendi hanno messo in ginocchio diverse nazioni. Il Canada, uno dei maggiori esportatori di grano duro al mondo, era stato colpito da una siccità anomala che ha causato il crollo della produzione. A questo calo di grano canadese sul mercato si aggiunge la ridotta produzione degli Stati Uniti; ma anche dalla Francia, colpita da forti alluvioni proprio nel momento critico della fioritura del grano duro.

Come si stanno comportando i consumatori davanti a questi rincari

Intanto, spiega il quotidiano di Confindustria, i consumatori reagiscono. Da gennaio le famiglie hanno cominciato a variare i consumi, preferendo acquistare beni di prima necessità. Su cui la grande distribuzione ha minori margini. Intanto gli ultimi dati Istat evidenziano a novembre un calo congiunturale per le vendite al dettaglio. Meno 0,4% in valore e meno 0,6% in volume. In particolare, sono in diminuzione le vendite dei beni alimentari con un -0,9% in valore e -1,2% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari risultano pressoché stazionarie. Invece, su base tendenziale, a novembre le vendite al dettaglio aumentano del 12,5% in valore e dell’11,7% in volume.

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