Passaporti d’oro, cosa sono? Chi li compra? E perché sono pericolosi?

I facoltosi che investono delle ingenti somme di denaro in alcuni Paesi membri dell’Unione europea possono ottenere dei passaporti d’oro. Si tratta, né più né meno, di una cittadinanza ottenuta in tempi brevissimi (Ius Doni). Non può riceverla chi vive e/o a legami famigliari nel Paese in questione. La “compravendita” della cittadinanza è molto diffusa a Cipro e Malta, ma anche, in misura minore, in Bulgaria, Estonia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Porto Gallo e Spagna. Le cifre necessarie per ottenere il passaporto d’oro sono tutt’altro che irrisorie. Si parla di investimenti con esborsi minimi che vanno da 60mila euro (nel caso della Lettonia) 1.250mila euro (nei Paesi Bassi).
Tra le società che offrono la cittadinanza in cambio di generosi in investimenti ci sono Apex Capital, Kylin Prime Group, Arton Capital e Civiquo Limited.

I principali acquirenti dei passaporti d’oro

Come accennato, Cipro e Malta sono i principali “promotori” di questa compravendita della cittadinanza. I principali “acquirenti” di passaporti d’oro dai due Paesi sono i cittadini russi più facoltosi (rappresentano una fetta di mercato del 45%). Le cittadinanze comprate da cinesi e mediorientali, invece, si aggirano sul 15% del totale. Questo vale solo se si considerano le citizenship by investment (Cbi). Se invece si considerano anche i soggiorni in cambio di investimenti (Residence by investment, Rbi), la musica cambia e anche parecchio. I principali acquirenti dei cosiddetti “visti d’oro” sono gli investitori cinesi (55%). È a loro che l’Irlanda ha concesso il 90% delle residenze tra il 2012 e il 2019. Ai russi, invece, è intestato circa il 20% dei programmi per investimenti Rbi concessi dai Paesi dell’Unione europea. L’unica eccezione è rappresentata dalla Lettonia, dove questo dato raggiunge addirittura il 75%.

Per i Paesi più piccoli, la concessione dei passaporti d’oro e dei visti d’oro rappresenta un modo efficacie per sostenere il bilancio. I dati diffusi in seguito a un’analisi condotta dalla European parliamentary research service (Eprs) indicano che grazie ai programmi Cbi Cipro ha ottenuto 6,3 miliardi di euro, mentre per Malta la cifra si aggira sugli 1,2 miliardi di euro. Il Portogallo, invece, guadagna molto grazie ai visti d’oro, che hanno portato nelle sue casse 5 miliardi di euro.

All’inizio la Commissione europea aveva chiuso un occhio sulla pratica, ma negli ultimi anni è stata messa sempre più in discussione. Si teme, infatti, che possa mettere in pericolo la tenuta dell’Unione Europea. Sono state condotte parecchie inchieste sulla compravendita di cittadinanze e residenze, ritenuta un ricettacolo di corruzione e riciclaggio. Come spiegato da Irpimedia, lo scorso 20 ottobre la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti di Malta e Cipro, accusati di aver violato il “principio di leale cooperazione”, stabilito dall’articolo 4 del Trattato sull’Unione europea, e “l’integrità dello satus di cittadino dell’Unione” così come sancito dall’articolo 20 del Trattato sul funzionamento dell’Ue.

In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina la questione è diventata ancora più pressante. Tramite una raccomandazione la Commissione europea ha esortato gli stati membri ad abrogare “immediatamente” i passaporti d’oro. La motivazione è semplice: alcuni cittadini russi che “sostengono in modo significativo la guerra di Ucraina potrebbero aver acquisito la cittadinanza europea ed essere quindi liberi di circolare nello spazio di Schengen“. La Commissione ha anche invitato gli Stati membri a valutare se revocare la cittadinanza concessa a russi e bielorussi sanzionati dall’Ue in relazione alla guerra in Ucraina. Anche i permessi di soggiorno concessi andrebbero revocati.

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