Nel calcio internazionale, in cui un ruolo di rilievo sempre maggiore è ormai appannaggio di ricchissimi investitori asiatici, da qualche giorno ha fatto irruzione una nuova famiglia. È quella legata al principe saudita Mohammed bin Salman, a capo del fondo che ha rilevato gli inglesi del Newcastle United. E i bianconeri della Premier League si apprestano a diventare il club più ricco del Pianeta. Ma da dove arrivano i soldi dei suoi nuovi proprietari?
Mohammed bin Salman è il principe ereditario dell’Arabia Saudita, figlio del re Salman al Saud. La fortuna di quest’ultimo è indissolubilmente legata al petrolio di cui detiene riserve senza pari nel resto del mondo. Un paio di anni fa, il ‘Corriere della Sera’ le stimava addirittura in una cifra vicina ai 100 miliardi di dollari. Una cifra esorbitante, frutto dei pagamenti ufficiali ricevuti dai membri della famiglia reale negli ultimi 50 anni.
Ma la famiglia di Mohammed bin Salman si è dedicata agli affari andando ben oltre i già ingenti profitti derivanti dalle materie prime in loro possesso. Basti pensare ai tantissimi accordi internazionali frutto dell’intermediazione di contratti governativi e fondiari. In più hanno creato imprese che servono aziende statali, basti pensare alla Aramco. E proprio questo nome, inevitabilmente, si lega al settore in cui la famiglia ha deciso di investire in maniera massiccia: lo sport. E, soprattutto, lo spettacolo che con esso si connette.
Proprio la Aramco, infatti, è diventata dal 2020 uno dei principali (e più danarosi) sponsor della Formula 1 (che proprio quest’anno si accinge a far debuttare il Gran Premio dell’Arabia Saudita). Ma non è questo l’unico caso di eventi sportivi che Mohammed bin Salman ha deciso di organizzare in patria, tutti tra Riyadh e Jedda, allo scopo di attirare investitori di ogni angolo del mondo verso l’universo saudita.
In ambito calcistico, è impossibile non pensare alle edizioni 2018 e 2019 della Supercoppa Italiana, in cui la Juventus dovette affrontare prima Milan e poi Lazio proprio in Arabia Saudita. Ma anche il wrestling da anni paga pegno al ricchissimo portafogli di Mohammed bin Salman, con eventi sempre maldigeriti dai fan della WWE ma che permettono guadagni da urlo alla proprietà della federazione. Si pensi che ogni evento in terra saudita (finora se ne sono tenuti cinque) permette alla famiglia McMahon di incamerare 50 milioni di dollari. Quello dal più alto ricavo di sempre, tra quelli organizzati in qualsiasi altro luogo del mondo, fruttò 17,6 milioni.
L’apprensione del resto del mondo, però, non è poca. Il governo dell’Arabia Saudita presenta infatti colossali problemi nell’ambito dei diritti umani. Soprattutto quelli delle donne. A livello internazionale grande scalpore derivò dall’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, noto oppositore di Mohammed bin Salman. Anche per questo motivo la “primavera araba” di cui si fece portavoce Matteo Renzi nel gennaio scorso scatenò polemiche a non finire. Sta di fatto che ora la famiglia è ufficialmente entrata nel calcio, regalando al Newcastle una base di fatturato da 370 miliardi di euro. Nessuno, nel calcio, vanta cifre simili. E le polemiche, è il caso di dirlo, potrebbero essere appena cominciate.
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