Con l’anno nuovo si volta pagina, ma certe scadenze resteranno l’incubo degli italiani. Si tratta del terribile tema delle tasse, in Italia avvertito al pari delle piaghe d’Egitto. Ecco quali novità al riguardo riserverà il 2023.
Alla fine delle festività natalizie gli italiani avranno a che fare con una nuova ondata di tasse da pagare. L’argomento è di quelli che farebbe tremare i polsi a chiunque. I connazionali hanno infatti versato di recente l’odiosa IMU, e ripiombare in ulteriori salassi non è cosa certo gradita a nessuno.
In tutto questo morde il caro bollette, l’inflazione alle stelle, l’impennata dei prezzi legati al comparto energetico. I contribuenti italiani sperano dunque in un miracolo affinché qualcosa possa mutare a loro favore.
Le tasse del 2023: gli aumenti previsti
Il fatto che le tasse non vengano rimodulate è già qualcosa che si avverte come un segnale positivo. In linea di massima tutto dovrebbe rimanere come è stato lasciato. Il fatto è, però, che con l’erosione del potere di acquisto tutto diventa più pesante e la sensazione di sentirsi l’acqua alla gola diventa la cosa più naturale. Ma se anche le tasse principali restassero invariate, non è così per quelle indirette. Alcuni generi di consumo subiranno infatti dei sensibili aumenti. Così sarà per le sigarette, sigari e tabacchi in generale. Per questi prodotti è infatti stato deciso un incremento delle accise, ovvero un aumento delle imposte sulla fabbricazione.
Per quanto concerne TARI, IMU, TASI, IRPEF, IVA, Bollo dell’auto e canone della TV di Stato, tutto dovrebbe rimanere uguale. Non è un segreto che sul fronte delle tasse si registra una speranza di cambiamento. Il Governo sta pensando al riguardo di modificare il metodo di tassazione del reddito. Oggi si parla di 4 scaglioni e 4 aliquote IRPEF. La rimodulazione dovrebbe far scendere a 3 scaglioni e altrettante aliquote. Quindi 23, 27 e 43%. Il valori minore e maggiore della aliquote resterebbero invariati, mentre verrebbero accorpati quelli centrali. L’unico problema per avviare la riforma è quello delle coperture finanziarie. La contropartita potrebbe però ridursi in uno svantaggio per i redditi più bassi, che col sistema attuale rientrano nella tassazione del 25%. Specularmente potrebbe essere invece un toccasana per i redditi più alti, attualmente al 35%.
Le criticità in tema di tassazione
Al centro del dibattito c’è anche il regime forfettario che proietta il contribuente che vi rientra nel perimetro della tassa piatta. La novità riguarda l’aumento della soglia da 65 mila euro di guadagni fino a 85 mila. Se un lavoratore dipendente o un imprenditore guadagnasse quella cifra, si vedrebbe applicare sull’eccedenza dei 50 mila un’aliquota del 43%. In regime forfettario, invece, pagherebbe complessivamente il 5 (nei primi 5 anni) o al massimo il 15% (oltre i primi 5 anni). Questi aspetti, non è un mistero, hanno sollevato polemiche al livello nazionale.
Nella Manovra relativa alla Legge di Bilancio è stato previsto anche un piccolo taglio del cuneo fiscale. Altro provvedimento è quello dell’abbassamento dell’Iva su alcuni prodotti. Dopo il taglio in materia sui generi legati all’infanzia, adesso si punterebbe a incidere su altri settori. Come ha spiegato Maurizio Leo, viceministro all’Economia, calibrando il discorso al “settore turistico alberghiero, visto che il nostro è un Paese a vocazione turistica”. Un’altra previsione è l’intenzione del Governo di cancellare l’Irap, la tassa che grava sulle imprese.