Sta facendo discutere, in questi giorni, la decisione del governo di eliminare l’equiparazione alla malattia della quarantena disposta in caso di contatto stretto con una persona positiva al Covid. La scelta, in realtà, non è nuova: le modifiche risalgono infatti al decreto-legge 146 dello scorso 21 ottobre, come conferma l’Inps.
La sua effettiva entrata in vigore, però, ha spiazzato più di un lavoratore, costretto magari a casa dalle norme che impongono la quarantena a chi ha avuto contatti positivi. E, allo stesso tempo, non rientra nella casistica eccezionale per la quale si è esentati dal periodo di permanenza forzata in ambiente isolato.
La norma, però, crea più di una contraddizione a livello di rapporto fra datore di lavoro e dipendente. E rischia di creare una situazione di caos che, alla luce del rialzo della curva pandemica, sarebbe tutt’altro che semplice da superare.
Quarantena e malattia non più equiparate nonostante lo stato di emergenza
Cosa è successo, a livello istituzionale e burocratico, è presto detto: la misura di sostegno che equiparava la quarantena alla malattia non è stata rifinanziata oltre il 31 dicembre 2021. Una decisione controversa, anche perché nel frattempo il governo stesso ha rinnovato lo stato di emergenza fino al 31 marzo 2022.
Secondo le nuove direttive, il “contatto stretto” senza terza dose o con ciclo completo da più di 120 giorni dovrebbe restare a casa per cinque giorni (dieci se non si è vaccinati). Non è chiaro, però, come i datori di lavoro possano compensare l’assenza stessa. Se, ad esempio, pagando di tasca propria, oppure decurtando la paga del lavoratore.
Lavoratore che, però, avrebbe l’unica “colpa” di aver incontrato una persona che, nel 99% dei casi, non sapeva di essere positiva in quel momento. Le difficoltà legate al tracciamento rendono anche difficile gestire i contatti stessi. Come dimostrano le lunghe code negli hub dedicati ai tamponi.
“Contatto stretto” e necessità di recarsi sul luogo di lavoro: la contraddizione normativa
Oltre a ciò vi sono pesanti criticità che riguardano chi è esonerato dalla quarantena nonostante sia considerato “contatto stretto”. Il Protocollo degli ambienti di lavoro, in teoria, impedirebbe a chi ha avuto contatti con una persona positiva di presentarsi sul luogo dove si svolge l’attività lavorativa. Una norma che di fatto va a cozzare con le nuove disposizioni sulla quarantena. E che al momento non ha ancora una soluzione.
Dopo le polemiche degli ultimi giorni, comunque, qualcosa sta provando a muoversi a livello politico. Il Movimento 5 Stelle in particolare, attraverso una richiesta fatta dal Comitato per le politiche del lavoro interne al partito, ha chiesto esplicitamente di tornare ad equiparare malattia e quarantena. Rifinanziando la misura almeno fino al termine dello stato di emergenza.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, inoltre, il governo sarebbe al lavoro per produrre nel più breve tempo possibile decreti interministeriali che consentano di risolvere le contraddizioni normative emerse in questi giorni.