La nuova procedura 2023 per andare in pensione a 56 anni: bisogna avere specifici requisiti ma si potrà far richiesta nonostante la Quota 103 entrata in vigore
Pure senza una invalidità gravissima si può lasciare il lavoro 11 anni prima. Anche per il 2023 sarà possibile una pensione più che anticipata, nonostante la Quota 103 sia entrata in vigore.
La Legge previdenziale italiana infatti ha una misura che si chiama pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile. Si tratta dell’agevolazione sulla pensione più conveniente in assoluto. Nemmeno la nuova Opzione donna, pur con i suoi 58 anni di età come uscita per le lavoratrici con due o più figli avuti, offre un vantaggio talmente grande. È per questo che per richiederla bisogna avere dei requisiti ben precisi.
Come funziona allora la misura? Di cosa si parla quando si fa riferimento all’invalidità specifica e che cosa la differenzia dalla invalidità generica? Queste domande risponderanno ai perché in merito ad una agevolazione così conveniente, ma al tempo stesso così restrittiva in termini di requisiti.
Invalidità che fa andare in pensione a 56 anni: i requisiti
La pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile permette alle donne di uscire dal lavoro con 56 anni di età mentre agli uomini con 61 anni. Come la maggioranza delle misure previdenziali vigenti, anche questa però non ha nella sola età l’unico requisito da centrare. Vengono richiesti anche 20 anni di contributi già versati.
Tra i requisiti bisogna risultare invalidi in misura pari o superiore all’80%. Per chi ne fa richiesta deve considerare che la decorrenza del trattamento slitta di 12 mesi dalla data a partire dalla quale tutti questi requisiti vengono completati. In pratica, è prevista una finestra di attesa pari ad un anno per incassare per la prima volta la pensione con questa misura. Se ci si anticipa però si può sfruttare al 100% senza perdere mesi di attesa, l’importante è capire la differenza tra un’invalidità specifica e invalidità generica: le due non vanno confuse perché non riservano le stesse agevolazioni.
Un lavoratore con 61 anni di età, 20 anni di contributi e l’80% almeno di invalidità pensionabile può andare in pensione subito. E lo stesso può fare una lavoratrice con 56 anni di età, 20 anni di contributi e sempre una invalidità specifica pari o più alta dell’80%. Fin qui tutto chiaro per quanto riguarda il 2023. Ma cosa cambia tra invalidità specifica e invalidità generica? L’ente che la dichiara. L’invalidità pensionabile o specifica è quindi quella che viene certificata da visita medica da parte delle commissioni invalidi dell’INPS, inerente proprio al sistema pensionistico (che si basa su determinati parametri che decidono di che percentuale di invalidità si tratta).
Nulla a che vedere con l’invalidità generica, cioè quella civile che è certificata dalle commissioni delle ASL e che segue altri parametri. Deve essere l’INPS infatti a certificare la riduzione di almeno l’80% della capacità lavorativa del richiedente, non c’entra niente il fatto che l’ASL abbia dichiarato un’invalidità pari o maggiore all’80%. Inoltre, la riduzione della capacità lavorativa deve essere specifica per le mansioni svolte al lavoro dal diretto interessato, nel senso che quell’invalidità deve impedire al soggetto di svolgere il lavoro che svolgeva precedentemente.