L’AI distruggerà il 90% dei lavori, parola dell’esperto di tecnologia più famoso d’Italia, Salvatore Aranzulla.
In un mondo in rapida evoluzione tecnologica, l’intelligenza artificiale (AI) sta diventando sempre più una realtà consolidata nelle nostre vite. Salvatore Aranzulla, noto esperto di tecnologia e fondatore del popolare sito Aranzulla.it, ha recentemente condiviso le sue riflessioni sul futuro del lavoro in relazione all’avanzamento dell’AI. Ospite del podcast di Gianluca Gazzoli The BSNMT, Aranzulla ha espresso preoccupazioni significative riguardo al destino dei lavori tradizionali e alla necessità di ripensare radicalmente il concetto stesso di occupazione.
Aranzulla sottolinea come già oggi il 50% dei lavori d’ufficio possa essere considerato superfluo e come questa percentuale sia destinata a salire drasticamente fino al 93% con l’avvento dell’AI. La questione centrale sollevata dall’esperto riguarda il futuro delle professioni e la rilevanza dei contenuti online: se l’intelligenza artificiale può fornire risposte precise e puntuali alle domande degli utenti, quale sarà il ruolo degli autori di contenuti web? Questo scenario apre interrogativi profondi sul modo in cui l’AI potrebbe “pagare” per le informazioni che attualmente attinge dai siti esistenti.
Cosa faranno le persone nei prossimi 5-10 anni?
La riflessione si estende poi al futuro del lavoro in generale. Con studi che indicano una sostituibilità elevata dei lavoratori da parte delle macchine in numerosi settori, emerge la questione cruciale su cosa faranno le persone nei prossimi anni. L’esistenza stessa di molte professioni è messa in discussione dall’avvento dell’AI, portando a interrogarsi sul senso della vita quotidiana e sulla ricerca di nuovi scopi nell’era post-lavorativa.
Secondo uno studio dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, nei prossimi dieci anni l’intelligenza artificiale potrebbe sostituire fino a 3,8 milioni di posti di lavoro solo in Italia. Sebbene grandi imprese abbiano già avviato progetti AI con crescenti investimenti nel settore, piccole e medie imprese sembrano ancora indietro nella corsa verso l’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle loro operazioni quotidiane. Di fronte a questo scenario emergente, la percezione pubblica rimane mista: mentre alcuni vedono nell’AI un potenziale strumentale per lo sviluppo economico e sociale, altri ne temono gli impatti sull’occupazione.
Di fronte alle sfide poste dall’integrazione dell’intelligenza artificiale nel tessuto socio-economico globale si rende indispensabile un intervento normativo adeguato. L’Unione Europea si è mossa precorritrice con l’Ai Act che mira a regolamentare lo sviluppo ed uso dell’AI seguendo un approccio basato sui rischi associati ai diversi sistemi AI. Questa legislazione rappresenta un passaggio fondamentale verso la creazione di uno spazio sicuro per lo sviluppo tecnologico che tenga conto delle implicazioni etiche ed economiche legate all’utilizzo diffuso dell’intelligenza artificiale.
Ci avviciniamo rapidamente ad una nuova era dominata dall’intelligenza artificiale ed è quindi essenziale affrontare queste sfide con una visione olistica che consideri non solo gli aspetti tecnologici ma anche quelli umani ed etici della trasformazione digitale.