Nel corso degli ultimi anni sarà sicuramente capitato a molti di noi di imbattersi nel concetto di “sviluppo sostenibile“. Per avere un quadro più chiaro di cosa si intenda, concretamente, con questa espressione, ci viene in soccorso la definizione che ne diede l’ONU nel 1972, durante la conferenza sull’ambiente. Lo sviluppo sostenibile è la “condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri“.
Chiaramente, quando si parla di sostenibilità non ci si riferisce solo ed esclusivamente a questioni puramente di carattere ambientale, bensì si mira ad equilibrare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: quella economica, quella sociale e quella ecologica. Di fatto, riuscire a coinvolgere tutti i Paesi e le componenti della società in questo delicato, quanto imprescindibile processo, è una priorità globale. La sfida è stata tradotta nei 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030.
Dall’ONU, all’unione Europea sempre nel solco della sostenibilità. L’UE si è infatti allineata agli obiettivi di sviluppo sostenibile previsto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite con la “Strategic Agenda 19-24“, che ha dato il la alla nascita di un nuovo corso per il Vecchio Continente, il cosiddetto Green Deal europeo. La stessa Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che, per importanza, questo avrà per l’Europa lo stesso peso che lo sbarco dell’uomo sulla Luna ebbe per l’intera umanità.
La Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile
A livello nazionale, invece, lo strumento di coordinamento dell’attuazione dell’Agenda 2030 è rappresentato dalla Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, strutturata in cinque aree di intervento, corrispondenti alle “5P” dello sviluppo sostenibile proposte dall’Agenda 2030.
- Persone: contrastare povertà ed esclusione sociale e promuovere salute e benessere per garantire le condizioni per lo sviluppo del capitale umano;
- Pianeta: garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali, contrastando la perdita di biodiversità e tutelando i beni ambientali e colturali;
- Prosperità: affermare modelli sostenibili di produzione e consumo, garantendo occupazione e formazione di qualità;
- Pace: promuovere una società non violenta ed inclusiva, senza forme di discriminazione. Contrastare l’illegalità;
- Partnership: intervenire nelle varie aree in maniera integrata.
Ed è all’interno di questa cornice, che si inserisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il Piano, la più grande e concreta opportunità per il rilancio del sistema italiano, rispecchia gli indirizzi di ONU ed Unione Europea con due delle tre priorità strategiche che lo guidano: transizione ecologica e inclusione sociale. Inoltre, lo fa anche tramite i suoi principi trasversali: non causare danni ambientali (DNSH), tracciare gli effetti su clima e digitalizzazione, equità di genere, riduzione dei divari territoriali, nuove opportunità e valorizzazione per i giovani.
La dimostrazione di come la sostenibilità sia uno dei principi portanti del Pnrr arriva proprio dalla ripartizione dei fondi destinati al nostro Paese dalla UE. Il rispetto per l’ambiente, ma anche la sostenibilità economica di un progetto, assumono in questo contesto una valenza strategica, ed ecco perché il 37% degli oltre 190 miliardi di euro sarà dedicato proprio alla “rivoluzione verde” e alla transizione ecologica.
Pnrr e sostenibilità, a che punto siamo?
Giunti a questo punto della riflessione è lecito e doveroso porsi delle domande: a che punto è il processo di sviluppo sostenibile nel nostro Paese? Il Pnrr, con le sue “Mission”, è in grado di incidere davvero sul percorso verso uno sviluppo sostenibile dell’Italia, così come definito dai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu?
Una risposta a questi quesiti arriva dal rapporto “Il Pnrr, la Legge di Bilancio e l’Agenda 2030. Analisi dei provvedimenti alla luce degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile“, pubblicato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), nata nel 2016 proprio per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Dall’analisi effettuata dall’ASviS emerge un quadro di luci e ombre. Il Pnrr, infatti, offre prospettive positive per il raggiungimento degli obiettivi legati a sanità, giustizia e istituzioni, mentre la situazione viene giudicata come “sufficiente ma migliorabile” per quanto riguarda istruzione, imprese, infrastrutture e innovazione, produzione e consumi. È purtroppo negativa, invece, la valutazione che l’Associazione dà negli ambiti del contrasto alla povertà, della parità di genere, dell’occupazione, della crescita economica e, soprattutto, rispetto alla dimensione ambientale.
Sostanzialmente, l’ASviS ritiene che il Pnrr vada sì nella direzione disegnata dall’Agenda 2030 ma che, allo stato attuale, non sia sufficiente per realizzarla. Per effettuare l’auspicato “salto di qualità” il governo e le istituzioni dovrebbero adottare una visione integrata e di lungo periodo sulla programmazione e l’implementazione dei programmi individuati.
A rendere ancora più complicata l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, come sappiamo, impone il completamento di scadenze alla fine di ogni trimestre fino al 2026, si sono aggiunte le ripercussioni economico-energetiche della guerra Russo-Ucraina, che rischiano di far svanire gli sforzi profusi fino a ora e di rallentare l’avanzamento dei lavori. Alla luce di ciò, appare dunque di vitale importanza riuscire a ridefinire politiche e strategie che siano finalizzate alla realizzazione di programmi che gestiscano i progetti con l’obiettivo di ridurre gli impatti delle incombenti minacce e proseguire nel raggiungimento dei target dello sviluppo sostenibile.
Di questo e di molto altro si parlerà in occasione di PMexpo, il più importante meeting nazionale sul Project Management, dal 2011 organizzato da ISIPM. L’appuntamento è per il prossimo 14 ottobre presso l’Auditorium del Massimo, in Via Massimiliano Massimo 1, a Roma.