Dai ristori al sostegno, il governo taglia con il passato: ecco come

Già dal punto di vista del nome si è voluto dare un taglio netto. E la differenza fra i ristori del Governo Conte II e il sostegno del Governo Draghi non è solo nella semantica. Dalle prime bozze del Dl sostegno che dovrebbe essere approvato entro la fine di questa settimana si possono già individuare nuove priorità, in diversi casi opposte rispetto a quanto disposto dal precedente esecutivo, per la distribuzione dei fondi che avrebbero dovuto rappresentare la base del Dl ristori 5, accantonato dopo le dimissioni di Conte. Vediamo quali sono.

Addio alla differenziazione per codici Ateco, fondi specifici per comparto sci

La differenza più evidente sarà nella modalità d’accesso ai fondi di sostegno. L’indicazione del codice Ateco, che più di una volta ha sollevato dubbi nei mesi scorsi, sarà accantonata a favore di un modulo apposito dove indicare la perdita di fatturato rispetto agli anni fiscali precedenti, a causa delle restrizioni disposte per affrontare l’emergenza Covid. Il tutto senza differenziazioni per tipo di impresa, ma in base allo stesso fatturato.

L’indennizzo per imprese e professionisti, secondo la bozza del decreto, sarà pari al 30% della perdita per chi ha un fatturato fino a 100mila euro annui, al 25% della perdita quando il fatturato va da 101mila a 400mila euro, al 20% con un fatturato da 401mila a 1 milione di euro e al 15% quando l’impresa o il professionista fattura da 1 a cinque milioni. Il governo sta inoltre valutando un indennizzo per le start-up, settore finora non interessato dai ristori.

Grande attenzione sarà rivolta al settore sci e montagna. Ai professionisti che hanno dovuto fare i conti con un’intera stagione persa andranno 600 milioni ripartiti dalla Conferenza Stato-Regioni, che si aggiungeranno al fondo perduto che spetta alle categorie colpite dalle chiusure.

Nuova piattaforma per l’erogazione dei fondi

Cambierà anche l’ente che gestirà l’erogazione dei bonifici. Il compito, finora affidato all’Agenzia delle Entrate, passerà a una nuova piattaforma apposita, da costituire entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. L’obiettivo è quello di evitare ritardi e lungaggini burocratiche, ed erogare tutte le misure di sostegno entro il 30 aprile.

Dal punto di vista fiscale, significativa anche l’annunciata proroga allo stop dell’invio delle cartelle fiscali fino al 30 aprile. Il governo sta anche analizzando la possibilità di stralciare quelle che arrivano fino a 5mila euro (comprese sanzioni e interessi) nel periodo 2000-2015. Anche qui si tratta di un investimento per ridurre i tempi della burocrazia, a fronte di una spesa pubblica di circa 2 miliardi di euro nei prossimi due anni.

Cassa integrazione e licenziamenti, cosa può cambiare

Tiene banco, poi, la questione lavoro. Anche in questo caso c’è una netta linea di demarcazione con il recente passato. Il governo vorrebbe ragionare in maniera diversa soprattutto per quel che riguarda la cassa integrazione, coprendo periodi più ampi rispetto al ragionamento per blocchi di settimane fatto dall’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Per quel che riguarda il blocco dei licenziamenti, è possibile una proroga fino al 30 giugno ma si valuterà settore per settore, mentre i congedi parentali saranno rifinanziati, anche retroattivamente, per chi ha figli nelle zone rosse e in quelle ad alto contagio in cui le scuole sono chiuse.

In linea con le misure precedenti c’è il finanziamento per la campagna vaccinale. 2 i miliardi di euro previsti, comprendendo anche il trasporto e la somministrazione. Nella prima fase la misura coinvolgerà i medici di famiglia, nella seconda anche le farmacie.

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