Conte-banche: cosa intende il premier per “gesto d’amore”

“Chiedo alle banche un gesto d’amore”. Così il Presidente del Consiglio, negli ultimi giorni e a più riprese, si è rivolto agli istituti bancari per ovviare alle difficoltà nell’elargire liquidità ad alcune fasce di popolazione, ormai in crisi a causa degli effetti del Coronavirus sulla produttività e, di conseguenza, sui fatturati.
Una frase che ha immediatamente creato polemiche, con lo stesso Conte che si è visto accusato da più parti per essersi ritrovato, nonostante decreti e promesse, quasi a supplicare le banche di fidarsi delle garanzie statali e, quindi, concedere prestiti e finanziamenti a chiunque ne faccia richiesta.

Ma è davvero così?

Con il Prof. Lucio Lamberti ci addentriamo in una dimensione più profonda rispetto al dibattito politico, indagando sul vero significato che le parole del premier italiano – indubbiamente espresse con una scarsa strategia di comunicativa – intendevano. Esistono, infatti, alcune gravi lacune che il sistema bancario italiano sta manifestando, ritrovatosi, come accaduto per l’apparato sanitario nazionale, troppo distante dal territorio e dagli individui, così che i grandi istituti di credito si sono scoperti lontani dal cittadino singolo, con tutte le lungaggini emerse nel censimento dello stesso… che nel frattempo continua a non vedere i soldi che gli spetterebbero. Per Lamberti “potrebbe risultare, questo, un periodo salutare proprio per le grandi banche: potranno interrogarsi sulla propria capacità di arrivare ai propri clienti magari prediligendo una maggior territorialità anzichè concentrarsi sul singolo prodotto finanziario da proporre”.

E’stata poi la settimana in cui l’agenzia di rating Fitch ha declassato l’Italia al BBB-, appena a un passo da quel livello cosiddetto “junk” che per il nostro Paese significherebbe perdita di quel poco di credibilità sui mercati internazionali.
Andando a fondo della questione, tuttavia, scopriamo come nelle valutazioni fatte annualmente dalle agenzie (l’8 maggio sarà il turno di Moody’s mentre ad ottobre ci attenderà Standard & Poor’s) subentra una componente che “vizia” oltremodo l’analisi stessa: il contesto politico.

Come ci spiega il Professor Lamberti nella sua consueta rubrica settimanale, l’abitudine a guardare i rating delle agenzie cozza con quella che è la veridicità empirica rilevata: “Non è affatto detto – ci dice Lamberti – che uno Stato tripla B abbia meno capacità di ripagare i suoi debiti di uno Stato doppia A, non c’è prova statistica di questo”.
Lamberti, che nella scorsa puntata di Pillole di Economia aveva anticipato il downgrade dell’Italia, ricorda ancora una volta come la BCE poche settimane orsono avesse confermato l’acquisto dei titoli anche di quei paesi sotto la soglia di investment grade. Uno dei motivi per i quali per l’Italia, nonostante il declassamento (e la crisi economica post-Covid, ovviamente), il campanello d’allarme proveniente dai mercati ancora non è veramente suonato.

Infine, un video circolato nelle ultime ore e divenuto subito virale in cui il premier olandese Mark Rutte assicurava a un autotrasportatore di non regalare soldi a spagnoli e italiani, ci ha fatto tornare alla mente la diatriba fra l’Italia e i Paesi Bassi alla vigilia dell’ultimo Consiglio Europeo, quello per intenderci in cui il Recovery Fund teneva banco (e sul quale ancora attendiamo dettagli e tempistiche).
Ci è tornato alla mente, in particolare, quanto l’Olanda tragga beneficio dall’Italia non soltanto in ottica di imprese che ad Amsterdam esportano, ma anche attraverso le aziende italiane che nel Paese dei tulipani spostano la propria sede legale o fiscale, trovando il modo per non pagare le tasse a Roma.
Ne abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo, ma con il Prof.Lamberti andiamo a fondo della questione, comprendendo la grande contraddizione insita nell’Unione Europea, dove tante volte i burocrati sono bravi a farci le pulci ma permettono poi l’erosione fiscale a beneficio di Stati “amici” forse solo sulla carta. E’ il momento di riscrivere certe regole, secondo Lamberti.

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