La Banca Centrale cinese ha annunciato che tutte le transazioni effettuate con le criptovalute all’interno dei confini nazionali saranno considerate illegali. L’obiettivo di questa decisione è difendere “la sicurezza nazionale” e “i soldi dei cittadini”. Pechino ha chiuso la porta anche ai servizi degli exchange esteri, rendendo di fatto impossibile l’acquisto (legale) delle criptovalute ai cittadini cinesi. Secondo la Banca Centrale e altri 11 enti governativi, la circolazione di Bitcoin e altre “monete virtuali” ha turbato l’ordine economico e finanziario, favorendo la crescita di attività illegali e criminali, come schemi piramidali, riciclaggio del denaro ecc. Chi violerà il nuovo divieto sarà punito nei termini previsti dalla legge.
Le conseguenze della decisione
Come facilmente pronosticabile, la decisione della Cina ha avuto un impatto non trascurabile nel mercato delle criptovalute. In seguito all’annuncio della Banca Centrale il prezzo del Bitcoin è sceso di oltre 2mila dollari (circa 1.700 euro). Anche Ether ha subito un duro colpo, crollando del 17,5% a 2.830 dollari. Tuttavia, le conseguenze più gravi della scelta potrebbero arrivare nei prossimi mesi. Oltre alle transazioni delle criptovalute, infatti, anche il mining, il processo necessario per “estrarle”, è stato reso illegale. Potrebbe essere un duro colpo per il mercato, considerando che finora circa il 60% delle criptovalute veniva estratto proprio in Cina.
La lunga lotta della Cina contro le criptovalute
Non è la prima volta in cui la Cina prende dei provvedimenti contro le criptovalute. Già alcuni anni fa il Paese aveva vietato le attività delle piattaforme di exchange nazionali, limite che i cittadini avevano aggirato affidandosi alle transazioni over-the-counter o peer to peer. A maggio di quest’anno, invece, Pechino aveva iniziato a mettere al bando le attività di trading e di mining. Il governo aveva anche chiesto alle banche di collaborare per bloccare le transazioni in criptovalute. Ora la Banca Centrale ha completato l’opera, vietando alle istituzioni finanziarie, alle piattaforme di pagamento e ai colossi della rete di abilitare pagamenti e transazioni in criptovalute.