La commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha dato il primo via libera alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici (Epbd, Energy Performance of Buildings Directive), ovvero sulle cosiddette case green.
L’obiettivo è ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’Unione Europea entro il 2030 e renderlo climaticamente neutro entro il 2050. Ma in cosa consiste la proposta e qual è la situazione dell’Italia?
La proposta
Stando al testo approvato in Commissione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033.
È prevista anche una riclassificazione delle classi energetiche: la classe G corrisponderà al 15% degli edifici con le prestazioni peggiori e la nuova categoria A0 invece agli edifici a emissioni zero. Le restanti classi dovranno essere ricalcolate e ricalibrate dai singoli Stati Membri sulla base delle caratteristiche del patrimonio edilizio nazionale, assicurando una distribuzione uniforme e bilanciata dell’ampiezza delle singole fasce.
Non sono previste sanzioni o limitazioni in caso di non rinnovamento. L’eventuale decisione è demandata ai singoli Stati, ai quali è lasciato ampio margine di discrezionalità anche nella scelta di escludere dai requisiti in questione alcune tipologie edilizie, quali edifici storici o vincolati.
Il voto
Sono stati 49 i voti favorevoli, 18 i contrari e sei gli astenuti. Il testo votato oggi si basa su un accordo tra Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra. Contrari Ecr, Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, di cui fa parte Fratelli d’Italia, e Identità e Democrazia, di cui fa parte la Lega. Anche Forza Italia si è sfilata dalla posizione della sua casa politica, il Partito Popolare Europeo. Gli eurodeputati italiani dei tre partiti della maggioranza hanno quindi votato contro.
L’iter
La direttiva Epbd si inserisce all’interno del pacchetto Fit For 55, strumento nato per allineare le normative europee in merito a clima ed energia, che prevede la riduzione delle emissioni nette di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e l’accelerazione rispetto al processo di transizione per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
In seguito al primo voto, avrà inizio il negoziato tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europei per arrivare alla versione finale da approvare e pubblicare in Gazzetta Ufficiale.
C’è quindi ancora spazio per un dibattito sulla riqualificazione energetica degli immobili e non è detto che il testo rimanga uguale.
La situazione dell’Italia
Allo stato attuale, secondo Gilberto Dialuce, presidente di Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, per realizzare gli obiettivi della direttiva europea nei tempi previsti sarebbe necessario “uno sforzo notevole” che richiederebbe imprese pacaci di “interventi su larga scala“.
Dalle stime di Enea emerge che 11 milioni di abitazioni, il 74%, sarebbero in classe energetica inferiore alla D. Tenuto conto dei lavori fatti sotto la spinta del Superbonus, potenzialmente in Italia si potrebbero riqualificare 290.000 unità abitative l’anno. “Un target un po’ distante se restano immutati i tempi della direttiva“, ha detto Dialuce, che ha anche ricordato come la definizione della classe energetica D non sia uguale in tutti i Paesi europei e che “sarebbe opportuno accelerare per avere una definizione univoca, tanto più che ci sono grandi differenze fra i Paesi europei anche per effetto delle diverse latitudini“.