Non solo Fca. Il caso dei prestiti garantiti dallo Stato continua a essere un tema di discussione molto animato anche per quanto riguarda Autostrade per l’Italia, con il gruppo Atlantia (di cui Aspi fa parte) prontissimo a dare battaglia contro il Governo. La holding controllata dai Benetton, già finita sotto attacco per il crollo del ponte di Genova, sta preparando infatti un nuovo scontro frontale con l’esecutivo proprio sulla richiesta della garanzia statale su un prestito da 1,2 miliardi di euro per sostenere i conti nel pieno dell’emergenza Coronavirus, visto il crollo del traffico. La netta presa di posizione di Atlantia è maturata nel corso di un Consiglio di amministrazione straordinario, convocato per analizzare la situazione di Autostrade, ed è stata poi riportata in un comunicato ufficiale.
La minaccia di una richiesta di danni da parte di Atlantia dopo le dichiarazioni di Buffagni
Il traffico sulla rete gestito da Autostrade, nel periodo di lockdown, “ha subìto un tracollo con punte massime dell’80%, generando una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo di euro per il solo 2020″, dice Atlantia. Di conseguenza, secondo il gruppo, il prestito garantito è essenziale per non dover tagliare posti di lavoro. Atlantia parla di “gravi danni” dovuti alle lentezze delle decisioni e alle scelte del Governo che tengono la società sulla graticola, anche dei mercati, tanto da aver dato “mandato ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del gruppo”. La reazione è scattata un paio di giorni fa, quando il viceministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni (M5s) aveva sbarrato la strada a un eventuale prestito a questa società, con la garanzia di Sace, replicando a una domanda che gli era stata posta da un giornalista: “Domandare è lecito, rispondere è cortesia: no grazie!”. Una frase ricordata dal Cda di Atlantia, che parla di “forte preoccupazione” perché si tratta di “affermazioni peraltro contrastanti con lo spirito e il dettato del decreto e basate piuttosto su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva verso chi sta dando un importante contributo allo sviluppo del Paese”.
Non solo prestiti: in ballo c’è ancora il nodo sulla revoca della concessione
Il nodo è sempre quello della concessione, tema caldo ormai da due anni. Il comunicato diffuso da Atlantia parte proprio da questa premessa: “Non è ancora pervenuta alcuna risposta alla proposta formale inviata da Aspi al Ministero delle Infrastrutture il 5 marzo, al fine di trovare una soluzione condivisa”. Questo nonostante lo stesso ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, abbia dichiarato di aver concluso l’analisi del relativo dossier. Insomma, la holding dice di aver teso la mano già nei primissimi giorni dell’emergenza Coronavirus e di restare in una “situazione di incertezza” pur “avendo autorevoli esponenti dell’esecutivo manifestato pubblicamente, fin dallo scorso febbraio, la propria disponibilità a valutare le proposte”, che ammontano appunto a 14,5 miliardi di investimenti (che a questo punto Atlantia potrebbe non sborsare più) compresi 2,9 come compensazione per il Morandi, una riduzione delle tariffe per i pendolari e la ricostruzione del ponte. A infastidire poi Atlantia, che vorrebbe la seconda più alta maxi-garanzia dopo i 6,3 miliardi chiesti da Fca, è in particolare l’articolo 35 del decreto Milleproroghe che ha eliminato le penali da versare ai concessionari in caso di revoca per inadempimento, caso in cui potrebbe rientrare il crollo del ponte Morandi: quelle modifiche, secondo la holding dei Benetton, hanno finito per stravolgere “il quadro di riferimento” per gli investitori e le banche e “hanno determinato il downgrade del rating” da parte di Moody’s lo scorso 3 gennaio.
Nella maggioranza si apre un nuovo fronte di polemica
Di fatto, non c’è stato nemmeno il tempo di assorbire il ‘caso’ Fca e la mancata sfiducia ai danni del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che all’interno della maggioranza di Governo si è subito scatenata un’altra battaglia. Vengono riportate indiscrezioni che riguardano un esponente di rilievo del Movimento 5 Stelle, che dichiara: “Minacciano il Governo e attaccano un viceministro, ora basta”. Mentre fonti qualificate di Italia Viva affermano invece: “Pensiamo che vada messa da parte la demagogia: non si può far morire un’azienda come Atlantia. Aspi deve poter accedere nel rispetto della legge al credito come agli altri. I settori delle autostrade e degli aeroporti sono stati pesantemente colpiti dalla pandemia: vanno sostenuti”.