Una straordinaria scoperta nel sito archeologico di Pompei ci permette di fare un tuffo nel passato di oltre duemila anni. Tre letti di corde e legno, il vaso da notte accanto ai giacigli, gli attrezzi di lavoro sul pavimento, il timone del carro e le grandi anfore accatastate. La tragica eruzione del Vesuvio che devastò Pompei nel 79 d.C. ha immortalato una incredibile istantanea di vita quotidiana. Protagonista questa volta non è la dimora di un ricco pompeiano, con stanze affrescate, mosaici e fontane, ma lo stanzino di alcuni schiavi, probabilmente stallieri, ancora intatto, con il suo corredo di povere cose.
Scoperta eccezionale a Pompei
“Una scoperta eccezionale, perché davvero è rarissimo che la storia restituisca i particolari di queste vite“, spiega all’Ansa il direttore del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel. “Dettagli sorprendenti, che permettono di compiere significativi passi avanti nella ricerca scientifica e che fanno di Pompei un modello di studio unico al mondo“, aggiunge il ministro della cultura Franceschini. “Dobbiamo ringraziare le particolari dinamiche dell’eruzione, la stanza è rimasta intatta fino all’arrivo dei flussi piroclastici, il portico ha retto, i lapilli si sono fermati prima della soglia“, indica il direttore all’Ansa.
A Pompei riemerge intatta la stanza degli schiavi – Arte – ANSA https://t.co/h1a39EApSh
— Gabriel Zuchtriegel (@GZuchtriegel) November 6, 2021
La stanza degli schiavi
Varcando la stanza degli schiavi, si percepisce all’istante la ristrettezza degli spazi. Il locale, buio e angusto, si trova a pochi passi dalle stalle destinate ai superbi cavalli del padrone. A distanza di oltre duemila anni, tutto è miracolosamente intatto, eccezion fatta per i colpi inferti dai tombaroli in cerca di tesori. Anche i letti degli schiavi, ricostruiti dai calchi in gesso, esibiscono i segni di quel feroce passaggio. “Ma stiamo progettando di integrarne le lacune“, anticipa il direttore. Le brandine sono disposte a ferro di cavallo e hanno misure differenti. La più piccola, che non supera il metro e quaranta, era forse destinata a un bambino. “Brandine più che letti“, specifica il direttore all’Ansa, mostrando il congegno che permetteva di allungare o accorciare il giaciglio, come un odierno letto di Ikea.
Che cosa hanno ritrovato
Anche i muri sono spogli. Nessun affresco, né mosaico, né tracce del famoso Rosso Pompei, soltanto una piccola macchia di vernice bianca sotto l’unica finestra del locale. Qui si appendeva la lucerna e il bianco “serviva probabilmente ad amplificare il chiarore prodotto dal fuoco“, ipotizza Zuchtriegel. Sotto un letto spunta una sorta di cesta, poi una piccola brocca, di cui ancora non si conosce l’utilizzo. Si scoprirà, spiega l’archeologa Luana Toniolo, “quando verranno analizzate tutte le brocche, le anfore i vasi accatastati anche accanto ai letti per capire cosa contenevano“. Lo sguardo è infine catturato dai tanti oggetti da lavoro rinvenuti nella stanza degli schiavi. Il grande timone del carro, una grande cassa con gli angoli in metallo, i finimenti dei cavalli avvolti in pezze di stoffa. Questa stanza, ripete Zuchtriegel, “racconta situazioni di disagio, di precarietà che possiamo riconoscere“.
Dove si trova la stanza
La stanza degli schiavi emerge nel complesso di scavi presso la Villa del Sauro Bardato, simile per estensione e ricchezza alla più celebre Villa dei Misteri. Qui gli archeologi hanno portato alla luce reperti di enorme interesse: dalla stalla allo stupefacente carro cerimoniale, alla stanza che ospitava la piccola Mummia, sino ai corpi di due fuggitivi morti sulle scale di casa. “L’obiettivo è di aprirla al pubblico“, assicura Zuchtriegel. I due tombaroli, Giuseppe e Raffaele Izzo, la cui casa si trova proprio sopra alla villa romana, sono stati condannati. Per finire ci vorrà ancora tempo, ma ne vale la pena, assicura il direttore, “il nuovo percorso di visita sarà d’aiuto anche alla riqualificazione del territorio“.