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Storie di Ratti, Gatti e Piratti è l’opera ultima di David Ceccarelli, autore, sceneggiatore e illustratore italiano già candidato al David di Donatello. Si tratta, come l’autore stesso racconta, di una sorta di ‘Decamerone’ in chiave postmoderna, un’antologia di storie in cui i vai protagonisti diventano specchio dell’uomo comune. In tutti i suoi pregi, ma soprattutto in tutti i suoi difetti.
L’autore: “Nel mio libro i perdenti hanno la loro rivincita. C’è anche una storia legata al Covid”
“Sono storie di animali antropomorfizzati, ma non propriamente buoni – racconta Ceccarelli -. Ci sono ratti che passano la giornata a rubacchiare, o gatti che inseguono fantasmi. Tuttavia, a differenza degli uomini, hanno sempre quella dignità di fondo, perciò ogni cosa, seppur cattiva, viene fatta con quello sguardo puro che solo gli animali possono avere. Il mio intento è rappresentare i perdenti, che qui hanno la loro rivincita”.
Come è facile immaginare, un anno di pandemia ha inevitabilmente segnato la stesura delle storie raccontate dallo scrittore e illustratore: “Le storie sono legate l’una all’altra, le ho ambientate fra la Toscana e il Lazio. Ce n’è proprio una collegata al virus, che si svolge a Roma – conferma -. Ipotizzo un’invasione alinea, solo che c’è il lockdown e gli alieni non trovano nessuno se non dei ratti”.
“Eroe non è per forza chi porta maschera e mantello”
“Con queste storie, voglio dare la possibilità di vivere un’avventura – aggiunge Ceccarelli -. Credo che possa insegnare, ed è una cosa che mi piace sottolineare, come gli eroi non siano per forza le persone con maschera e mantello. Sono quelle persone ‘piccole’, che riescono ad arrivare alla fine della giornata, arrivando a superare la condizione di perdenti, e diventare così vincitori”.
Lo sfondo favolistico, dunque, serve nelle intenzioni dell’autore a capire meglio la complessità del mondo, attraverso avventure originali e quasi surreali.
